Nell’atto di citazione depositato in Tribunale, il Cardinale Angelo Becciu sostiene nero su bianco di non essere indagato «né dalla magistratura vaticana, né dalla magistratura italiana»: lo riporta l’Adnkronos che ha visionato l’atto giudiziario depistato dall’avvocato Callipari. Nel documento della difesa si precisa come «non esiste alcun ‘sistema Becciu‘ che aveva quale fine ultimo quello di drenare risorse alla Segreteria di Stato per ingrossare i conti correnti dei familiari dell’odierno attore e gestire il potere vaticano», bollando come “ridicole” le accuse poste dal settimanale L’Espresso, «frutto di un killeraggio mediatico contro l’ex Segretario di Stato, il cui nominativo si vuole, insistentemente, ricondurre all’operazione in questione, sebbene l’attore risulti del tutto estraneo ai fatti». Da ultimo, l’avvocato del Cardinale di origini sarde scrive nell’atto «Erano Mons. Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi i soggetti su cui gravavano i compiti e le responsabilità inerenti agli investimenti operati nel corso degli anni dalla Segreteria di Stato, come emerso nel corso delle indagini espletate dalla magistratura vaticana».



CHIESTI 10 MILIONI DI DANNI A L’ESPRESSO

L’enorme “scandalo” Becciu nasce da un’inchiesta dell’Espresso e contro la rivista del Gruppo GEDI si scagliano gli avvocati del Cardinal dimessosi 2 mesi fa da tutti gli incarichi che aveva nella Santa Sede. Ne dà notizia oggi il Corriere della Sera, con i legali del Cardinale ex Obolo di San Pietro che rispondo punto su punto alle accuse sollevate sul presunto “scandalo” finanziario che ha coinvolto diversi affari interni allo Stato del Vaticano: sul denaro della Santa Sede dati alla cooperativa presieduta dal fratello del Cardinal Becciu, Antonino, la linea difensiva riporta «Nessuna elargizione a lui, i 600 mila euro sono stati erogati a favore della Caritas di Ozieri (la diocesi di origine del cardinale Angelo Becciu, ndr ), regolarmente valutati da una commissione e dal cardinal Angelo Bagnasco». Per quanto riguarda i lavori della falegnameria affidati all’altro fratello, Francesco, in Angola (dove Becciu era nunzio apostolico, ndr) «Poca cosa e per nulla remunerativa, il cardinale ha preferito il fratello in virtù del rapporto di fiducia». I lavori invece affidati al terzo fratello, Mario, produttore di birra vede questa spiegazione riportata sul Corriere «Il finanziamento non ha nulla a che vedere con la Santa Sede, trattandosi di somme elargite dall’imprenditore angolano Antonio Mosquito».



LA DIFESA DEL CARDINAL BECCIU

Ma è sul tema più importante, quell’investimento fallimentare nel famoso palazzo di Londra a Sloane Avenue, che il legale di Angelo Becciu – Natale Callipari – risponde nel documento depositato lunedì scorso al Tribunale civile di Sassari: «Fu gestito da Tirabassi e monsignor Perlasca e approvato dai superiori». Per l’altro “scandalo”, ovvero i rapporti con Cecilia Marogna, la linea di Becciu spiega «sono stati dati soldi destinati a finalità umanitarie». Il cardinale si è dimesso come noto da prefetto della Congregazione per le cause dei santi lo scorso 24 settembre dopo uno scontro molto acceso con Papa Francesco ma non intende passare come “vittima sacrificale” e per questo motivo contrattacca con la citazione per danni a L’Espresso: sono ben 10 milioni di euro che Becciu chiede al quotidiano del Gruppo GEDi, «L’articolo, anticipato al Santo Padre, è stato la causa della richiesta di dimissioni», scrive ancora l’avvocato. Lo scandalo alzatosi impedirà a Becciu di partecipare al Conclave, alle riunioni dei Cardinali e non ha più il suo ufficio al Sovrano Ordine di Malta: insomma, è rimasto cardinale ma ha perso qualsiasi titolo e onere, così l’avvocato Callipari chiede i danni all’Espresso in attesa che la giustizia vaticana arrivi ad una conclusione delle indagini e dell’eventuale processo. «Grazie al suo curriculum poteva risultare fra i papabili», scrive addirittura l’avvocato riferendosi alle presunte “chances” sfumate per Angelo Becciu.

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