PARLA IL CARDINALE BECCIU DOPO LA CONDANNA: “NON HO MAI TRUFFATO, ANCORA NON CAPISCO DI QUALE REATO SAREI ACCUSATO”

Lo scorso dicembre si è concluso il primo Processo in Vaticano contro il cardinale Becciu e altri rappresentanti della Segreteria di Stato, con una durissima condanna per il prelato sardo a cui è stata inflitta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici: nel processo sui fondi della Segreteria, Becciu è stato condannato a ben 5 anni e 6 mesi di carcere per la nota vicenda della compravendita del Palazzo a Londra in Sloane Avenue. Oggi parla con il “Corriere della Sera” e oltre a confermare la sua piena innocenza, denuncia alcuni gravi comportamenti tenuti da altri cardinali e rappresentanti del Vaticano.



«In un processo bisogna trovare i responsabili di chi ha fatto uso disinvolto di danaro. E soprattutto chi ha commesso un reato. Io nego di essere stato tra costoro»: Becciu spiega come nel suo ex ruolo di Sostituto nella Segreteria di Stato in Vaticano non si sia mai occupato di investimenti, specialmente sulla vicenda del palazzo londinese, di cui invece l’investimento iniziale della somma fu autorizzata dal Superiore del cardinale, «l’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone». Becciu spiega di non aver commesso alcun reato e di non sapere ad oggi i motivi della condanna effettuata al Procuratore del Tribunale Vaticano, l’ex magistrato romano Giuseppe Pignatone: «Mi ha ferito essere stato presentato come un cardinale affarista. Io non lo sono. Mai un centesimo è andato nelle mie tasche e il processo tutto questo lo ha ampiamente dimostrato. Io non ho disonorato il Vaticano, io ho dato la mia vita per la Chiesa servendola in tutto il mondo». Il cardinale condannato spera nella Corte d’Appello per riconoscere la sua innocenza, ma ad oggi conferma «non riesco ancora a capire per cosa sono stato accusato e condannato».



“IN VATICANO VOLEVANO ANNIENTARMI, VOLEVANO DISTRUGGERMI DAVANTI A PAPA FRANCESCO. SBAGLIAI A REGISTRARLO MA…”: LA “CONFESSIONE” DEL CARDINALE

Molto dure poi le posizioni espresse dal cardinale Becciu nei riguardi di alcuni membri della Santa Sede, a cominciare dal comune “isolamento” sperimentato per gli anni del processo, salvo poi ricevere molti attestati di solidarietà dopo la condanna giunta con alcune, ritiene, controverse prove presentate in aula. «Qualcuno ha detto al Papa tante falsità contro di me, dopo sette anni di rapporti leali e sinceri.Per me rimane un buco nero. Bisognava annientarmi, senza processo», spiega sempre al “Corriere” il cardinale Angelo Becciu, che ammette di sentirsi ingannato anche se non direttamente dal Santo Padre, «nel processo è emerso come sia stato ordito un complotto da due signore per spingere monsignor Alberto Perlasca, che era stato accusato nella vicenda degli investimenti, a coinvolgermi».



Becciu parla di Genoveffa Ciferri che scrisse ripetutamente messaggi al Promotore di Giustizia ma i cui testi sono stati presentati con omissis al processo: «non riesco a spiegarmi è come mai si sia realizzato il vaticinio, fattomi dalla citata signora in tono minaccioso nel luglio 2020 e confermato nel processo, che io avrei perso il berretto cardinalizio da lì a poco e che monsignor Perlasca sarebbe stato pienamente riabilitato in Vaticano!». Il card. Becciu ammette di aver registrato senza informarlo Papa Francesco, in quanto disperato dopo una dura lettera ricevuta di cui sospetta non sia il Pontefice l’autore: «Il Papa era uscito da poco dall’ospedale e giravano voci allarmanti sulla sua salute, col processo alle porte», racconta il prelato. A quel punto Becciu scrive a Bergoglio per chiedere di mettere per iscritto tutto quanto in conoscenza sapevano solo loro due, ma in risposta riceve uno scritto siglato da Papa Francesco dai toni molto duri e con un linguaggio non usuale per il Santo Padre: «Mi vennero dei dubbi. Lo richiamai, perché era la mia unica salvezza […] ero disperato. E registrai il nostro colloquio. Ma non usai mai quella registrazione, né fui io a renderla pubblica». Al netto dell’attacco a figure del Vaticano che si misero contro Becciu, sempre secondo la sua versione dei fatti, il cardinale afferma di non aver dato fondi in maniera illecita alla consulente dell’intelligence Cecilia Marogna (spesi poi in beni di lusso, secondo il processo in primo grado): «ho agito sempre in piena buona fede e perseguendo un fine nobile. Sono stato condannato per aver truffato in questa vicenda il Papa: è un’assurdità totale. Quella era una operazione umanitaria concordata con il Papa e da Lui fui autorizzato a portarla a termine», conclude il cardinal Becciu a Massimo Franco per il “CorSera”.