Il Cardinale Angelo Becciu Ha scelto una lettera aperta, consegnata dal suo avvocato, per rispondere alle accuse lanciate lo scorso novembre dal Cardinal George Pell in merito ai presunti scandali sui fondi della Segretaria di Stato Vaticano.

Ne dà notizia il “Corriere della Sera”, riportando ampi stralci della lettera con cui Becciu aggiunge “pepe” allo scontro in atto da tempo con l’ex numero 3 del Vaticano (scagionato dopo essere accusato ingiustamente di abusi su minori): «Ho scritto una lettera aperta al Cardinal Pell perché ormai costretto dai suoi numerosi interventi su molti mezzi d’informazione che hanno a più riprese riguardato, purtroppo, la mia persona, con argomenti che ho sentito offensivi della mia dignità personale». Nel periodo in cui Becciu era responsabile Sostituto della Segreteria di Stato nella Santa Sede, Pell (fino a giungo 2017) era il potente prefetto della Segreteria per l’Economia, incaricato da Papa Francesco di rendere trasparenti le finanze vaticane. Le vicende giudiziarie hanno poi travolto entrambe, con il prelato italiano coinvolto e ora a processo per la vicenda degli investimenti nel Palazzo di Sloane Avenue a Londra tramite fondi della Segreteria di Stato.



LA LETTERA APERTA DEL CARDINALE BECCIU

Pell ha sottolineato ancora di recente dei forti sospetti sulla Segretaria di Stato per non aver controllato a fondo le finanze vaticane: non solo, nell’intervista al “Corriere della Sera” dello scorso novembre il cardinale australiano aggiunse «Anche il cardinale Becciu diceva che il Revisore dei conti non aveva autorità di entrare in Segreteria di Stato. Questo era assolutamente falso. Era scritto che il Revisore aveva autorità, anche noi avevamo l’autorità di controllare come Segreteria per l’Economia. Ma c’era sempre resistenza. Se il Revisore o noi avessimo potuto entrare prima, avremmo salvato tanto, tanti denari a Londra e in altri posti». Da ultimo, Pell ribadì «Alcuni parlano di una connessione possibile tra i problemi nel mondo delle finanze qui e i miei problemi in Australia, ma non abbiamo prove. Sappiamo che del denaro è andato dal Vaticano in Australia, due milioni e 230 mila dollari, ma finora nessuno ha spiegato perché». Ebbene, il Cardinal Becciu risponde a tono e nella lettera aperta ravvisa «ricostruzioni la cui infondatezza è manifesta»: «Lei più di ogni altro sa e conosce i dolori di un’accusa ingiusta ed i patimenti che un innocente — quale, non meno di lei, io sono — deve sopportare durante un processo». Il prelato ex Segreteria di Stato aggiunge, «Vincoli di profondissimo rispetto per la Santa Sede che abbiamo rappresentato, così come la dignità cardinalizia che rivestiamo, dovrebbero impedire queste pubbliche provocazioni, poco comprensibili ai nostri fedeli e a quanti si aspetterebbero ben altro atteggiamento da uomini di Chiesa». La conclusione, riportata oggi dal “CorSera”, vede ancora Becciu tenersi per sé il totale contenuto della risposta che vorrebbe inviare a Pell: «attenderò il momento appropriato, davanti al giudice terzo ed imparziale, per replicare punto su punto e far apprezzare alle Istituzioni giudiziarie vaticane l’assoluta infondatezza delle accuse nei miei confronti. Fino ad allora, confido che questo mio pubblico richiamo, esteso comunque con senso di fraternità e comunione ecclesiale, possa meglio consigliarla ad un diverso atteggiamento, astenendosi dal coinvolgermi ulteriormente nel pubblico discorso».



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