LA PACE, IL PACIFISMO E LA CHIESA: LE RIFLESSIONI DELL’INDIMENTICABILE CARDINALE BIFFI

Per celebrare i 5 anni dalla scomparsa del cardinale Giacomo Biffi, dal 1984 al 2003 arcivescovo di Bologna, è uscito per le edizioni Cantagalli una raccolta delle sue omelie – “La meraviglia dell’evento cristiano” – dalla straordinaria attinenza con i tanti temi dell’attualità, dalla pace ai fronti di guerra fino alla crisi dell’Occidente e della Chiesa stessa. Non era nuovo a prese di posizioni anche molto nette, tutt’altro che banali e spesso controcorrente: il compianto arcivescovo emerito di Bologna (1939-2015), nominato cardinale da Giovanni Paolo II e tra i probabili principali “elettori” di Benedetto XVI al penultimo conclave, ripeteva nelle sue omelie il rischio che albergava già diversi anni fa nella Chiesa Cattolica.



«L’eresia oggi serpeggiante tende a non percepire più una sostanziale differenza tra Chiesa e mondo irredento, tra il credente e l’uomo non illuminato dalla luce di Dio, tra la visione cristiana delle cose e le ideologie del momento: eresia che è indotta dalla sua logica interna a vanificare la croce di Cristo e il mistero della redenzione»: così il cardinale Biffi sottolineava l’importanza della fede nella “creazione” dell’uomo nuovo, così da porre le vere premesso per un “mondo nuovo”. Secondo il prelato, come si legge nell’ultima raccolta delle sue riflessioni e omelie, «L’ ‘uomo nuovo’ è principio di un comportamento nuovo e diverso in tutti i campi: nuovo si fa il suo modo di esistere, di lavorare, di offrire, di gioire, di associarsi, di attendere all’umanizzazione della natura. L’uomo nuovo tende per impulso intrinseco e connaturale a costruire una società nuova, una nuova storia, una nuova cultura».



Davanti al terrore della guerra e al rimanere inermi in Occidente di fronte ad una pace che non sembra mai arrivare, osservare le intuizioni del cardinale Giacomo Biffi non è affatto un tempo “perso”: «Sul concetto di pace sono sempre possibili equivoci e confusioni. Non è un valore la pace, se si risolve nella resa alla prepotenza, nella via libera data all’ingiustizia e alla sopraffazione, nella rassegnazione alla perdita della libertà», si legge nelle anticipazioni del libro pubblicate da “Il Foglio”. La curatrice della raccolta, la carmelitana Emanuela Ghini, ha lavorato di cesello per ricostruire le tante riflessioni pronunciate da Biffi nelle sue omelie dei suoi primi 10 anni a Bologna, dimostrando – se ce ne fosse bisogno di una conferma – della straordinaria franchezza e acume di un discepolo della Chiesa mai troppo “politicamente corretto”. Per Biffi infatti la pace – invocata da tanti oggi, compresa da pochi – non deve essere il «nome nuovo della viltà, pace non può significare acquiescenza alle forze del male e alle spavalde e spudorate incursioni della menzogna».



BIFFI: “IL RISCHIO DI UN’IRENICA ARRENDEVOLEZZA IN EUROPA”

È lo stesso cardinale Biffi che ricordava in un’altra omelia come si servirebbe molto meglio la causa della pace se invece di reclamare di continuo «disarmi unilaterali, immediati e senza garanzie (col rischio di provocare così l’aggressività e la temerarietà dell’altro contendente)», si puntasse sul far crescere sempre più la pubblica opinione, «forte e libera di manifestarsi in tutti i Paesi della terra». Non lo dice ma sembra davvero rivolgere all’ONU e ai suoi “appelli per la pace” l’invito polemico dell’arcivescovo milanese di nascita ma bolognese di adozione.

Contro il pacifismo ancora si scagliava il cardinal Biffi quando ribadiva che non tutte le iniziative servono davvero alla pace, ricordando come infatti in Europa negli anni delle guerre «è già capitato che un’irenica arrendevolezza finisse con l’incoraggiare i prepotenti ad attuare in modo più radicale i loro progetti di aggressione». Per seguire la pace e il dialogo non bisogna perdere libertà e verità, questo era il “mantra” del cardinale che sarebbe piuttosto utile da ricordare anche oggi davanti all’incapacità mondiale di prevenire e gestire i tanti conflitti esplosi in pochi anni. «Mai come oggi l’uomo è sommerso dall’appariscente e dall’effimero, e mai come oggi ha bisogno di ciò che è sostanzioso e non perituro», si diceva convinto Biffi invitando tutti all’ascolto e alla testimonianza del Vangelo, in quanto contro la disperazione il cardinale esortava tutti ad «annunciare un messaggio di gioia. Gioia che nasce dalla comunione con una ‘salvezza avvenuta’».