«Il concetto di Dio è stato sostituito da un’altra cosa, specialmente con l’idea di progresso. Ora ci si chiede cosa sia questo progresso»: è come sempre illuminante il percorso religioso e laico assieme, sociale e politico ma anche esistenziale, che il Cardinal Peter Erdö (arcivescovo di Esztergom-Budapest) compie sul “Foglio” alla vigilia del 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale che porterà in Ungheria i vescovi da ogni parte del mondo, con tanto di messa conclusiva celebrata da Papa Francesco. Nel pieno della crisi mondiale per la pandemia e le guerre, con davanti un futuro tutt’alto che radioso e “certo”, la Chiesa – non lontana anch’essa da scandali e difficoltà – si interroga sui cardini su cui “rifondare” la civiltà occidentale così largamente colpita in questi ultimi 20 anni.



La Chiesa è in crisi ma non può essere “separata” dalla fede in Dio, quantomeno per il Cattolicesimo: «credere in generale in Dio e rifiutare la Chiesa», spiega il cardinale a Matteo Matzuzzi sul “Foglio”, «è una posizione possibile ma non tanto cristiana, perché noi non crediamo in un dio filosofico astratto, bensì siamo discepoli di Gesù Cristo. Dio fatto uomo nella storia, crocifisso e risorto che ha lasciato alla Chiesa il suo insegnamento e l’Eucaristia, e che ha dato il mandato di annunciare la Buona Novella». Discorsi già sentiti? Forse, ma per il Card. Erdö non si può ripartire nella crescita della fede “dimenticando” l’origine reale del messaggio cristiano.



LA FEDE IN EUROPA, DA DOVE RIPARTIRE

Secondo l’arcivescovo di Budapest, la crisi molto occidentale del cristianesimo non ha bisogno di molti “dibattiti” o “discussioni astratte” sulle cause e le motivazioni: molto più pragmaticamente, il successo della secolarizzazione è stato convincere (e convincersi) che al posto di Dio serviva semplicemente l’idea del progresso infinito e positivo. «In una fase successiva però», avverte Erdö, «anche la secolarizzazione è stata secolarizzata e ci si domandava che cosa significasse progresso». Andare verso una situazione di maggior “valor”, si chiede ancora il Cardinale, con il rischio però che «se Dio non esiste, cos’è allora la base di comparazione che ci permette di giudicare cos’è prezioso?». Illuminante poi il passaggio successivo, quanto il prelato incalza «dov’è il davanti e dov’è il dietro? Per molta gente è rimasto il desiderio di sentirsi bene nel dato momento», eppure se questo è l’unico punto di vista «allora si capisce perché molti hanno paura dell’avvenire, forse domani posso sentirmi meno bene, oppure si comincia ad aver paura degli altri perché è possibile che devo rinunciare a qualche cosa per gli altri». Tradotto, un’immensa crisi esistenziale, culturale e sociale: la risposta a tutto, per il Card. Erdö resta una e una sola, «la risposta cristiana è il rapporto personale con Cristo […] un rapporto con Lui ha una concretezza storica che presuppone anche la testimonianza della Chiesa». Ma come risvegliare questo rapporto, come ritornare ad incontrare la presenza viva di Cristo ogni giorno? Il tema sarà affrontato nel Congresso Eucaristico, così come ogni comunità cristiana dovrebbe porlo al centro della vita comunitaria e personale: per il Cardinale «la Chiesa in Europa ha educato i singoli popolo. Non ha soppresso la loro identità, ma ha elevato la cultura di ciascuno di loro» ma se si pensa ad oggi come possibile rilanciare questa educazione, Erdö conclude «guardiamo alle sofferenze del passato, a chi è stato perseguitato […] ascoltando le notizie sui nuovi martiri, cattolici e altri cristiani, sentiamo la verità delle parole di Papa San Paolo VI che parlava dell’ecumenismo del martirio».

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