LA LETTERA INEDITA DEL CARDINALE MARTINI CONTRO MARCINKUS

Tra la marea di materiale reperito da Francesco Anfossi nel suo ultimo libro “Ior – Storia, Vizi e Virtù della Banca vaticana”, il giornalista riporta su “Famiglia Cristiana” la lettera inedita del 1987 scritta personalmente dall’allora arcivescovo di Milano cardinale Carlo Maria Martini, nella quale veniva richiesta la rimozione del Presidente Ior arcivescovo Paul Casimir Marcinkus (rimasto in carica fino al 1989).



La lettera inedita è stata conservata fino ad oggi nell’archivio personale dell’allora segretario di Stato di Papa Giovanni Paolo II, card. Agostino Casaroli: è forse uno dei documenti più importanti tratti dal volume di Francesco Anfossi “Ior, luci e ombre della banca vaticana“, edito da Ares, di cui Famiglia Cristiana pubblica una lunga anticipazione. «Un rinnovo al vertice dello Ior nel silenzio di questi anni non avrebbe significato ammissione di colpevolezza, ma semplicemente la volontà di riportare l’opera nei suoi fini iniziali», scrive il cardinale Martini a Casaroli per chiedere in sostanza la rimozione del controverso presidente dell’Istituto Opere di Religione, legato a tutte le “ombre” dello Ior dal crac del Banco Ambrosiano alle figure Licio Gelli, Michele SIndona e Roberto Calvi.

CARD. MARTINI: “IL CRISTIANO MEDIO SI CHIEDE SIA OPPORTUNO CONFERMARE MARCINKUS…”

Sempre nell’archivio di Casaroli si fa riferimento ad un’altra lettera inedita segreta, scritta nel 1982 dall’allora arcivescovo di Firenze Giovanni Benelli, che di fatto chiedeva la stessa rimozione posta da Martini: «Lungi da me giudicare. Ma, anche ammesso che monsignor Marcinkus sia del tutto esente da colpa e abbia anzi compiuto con diligenza il suo ufficio, esiste oggi, ed è molto forte, l’odium plebis, che colpisce certi comportamenti, forse innocui in altri tempi, ma non più oggigiorno, e non risparmia né le persone né le istituzioni a ogni livello. È insomma un aspetto pastorale grave che mi permetto di sottoporre alla sua più alta e illuminata considerazione», scrive ancora Martini.

Come scrive Agostino Giovagnoli nella prefazione al libro di Anfossi (pubblicata da “Avvenire“),  nel 1987 i giudici istruttori di Milano «spiccarono un mandato di cattura contro Marcinkus, Mennini e Pellegrino De Strobel accusati di concorso in bancarotta fraudolenta nel crac dell’Ambrosiano». Fu allora che la Segreteria di Stato, spiega lo storico, «a chiedere al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, di informarsi discretamente sulle ragioni di quella decisione». Martini riferì senza commenti che per i giudici era un “atto obbligato” e riportò i dubbi di tanti circa l’opportunità che «persone colpite da mandato di cattura [continuassero a occupare] i loro posti di responsabilità, col rischio di una prossima condanna per imputazioni gravissime» e lamentò che non fossero già state sostituite in precedenza (…)». Il riferimento è proprio alla lettera scritta da Martini e pubblicata oggi da “Famiglia Cristiana”: «Casaroli non fu del tutto insensibile alle argomentazioni di Martini, ma gestì in modo soft il cambiamento ai vertici dello Ior. Li “congelò”, infatti, nel timore che un avvicendamento brusco sarebbe stato interpretato come un’implicita ammissione di responsabilità», scrive ancora Giovagnoli. Sempre dalla lettera inviata a Casaroli, l’arcivescovo di Milano si fa serio nell’interpretare il sentimento “popolare” davanti agli scandali legati al nome di Marcinkus: «In particolare il ‘cristiano medio’ dell’area milanese – conclude il cardinale – nella quale molte persone hanno perso i loro risparmi a causa della bancarotta del Banco Ambrosiano per la quale viene ora asserita dalla pubblica accusa la complicità di monsignor Marcinkus, si chiede se sia opportuno che persone colpite dal mandato di cattura debbano ancora occupare i loro posti di responsabilità, col rischio di una condanna per imputazioni gravissime (molti detenuti oggi nelle carceri italiane per fatti valutari lo sono per cause assai minori».