NON SOLO LA CHIESA USA SI “ESPONE” SU TRUMP: L’AMMISSIONE DEL CARD. MÜLLER
In un colloquio pubblicato dal “Corriere della Sera” è l’ex n.1 della Propaganda Fide, il cardinale Gerhard Müller, ad ammettere che nella vittoria alle Elezioni americane un particolare tifo dei cattolici è andato per il candidato in teoria “sbagliato”. «Meglio un buon protestante che un cattivo cattolico»: così il prelato tra i più stretti collaboratori di Papa Benedetto XVI (e spesso critico in alcuni passaggi del Magistero di Papa Francesco) esprime il suo personale “endorsement” al nuovo Presidente USA Donald Trump, bocciando invece il cattolico Biden (da poco tra l’altro entrato in una lobby massonica, ndr) e la sua vice presidente Kamala Harris.
Nel dialogo con il collega Massimo Franco è lo stesso Müller a sottolineare in più passaggi di preferire nettamente Trump a Biden, sottolineando come non vi siano solo vescovi e cardinali della Chiesa americana a pensarla come lui, il problema è però che tanti lo pensano ma «hanno paura a dirlo». Se però circa il 56% dei voti cattolici americani sono andati a chi era stato sonoramente bocciato appena 4 anni prima, dà il senso di un’Amministrazione democratica che non solo non ha fatto breccia nell’elettorato, ma ha anche rappresentato con le sue politiche un pericolo per le tematiche legate alla vita, al genere e alla libertà di parola. Trump con il vice J.D. Vance hanno invece intercettato un sotto-pensiero conservatore e cattolico che Biden aveva ampiamente sottovalutato, e che ora riemerge apprezzando le prime direttive della Presidenza repubblicana: la scelta ad esempio di nominare Brian Burch come nuovo ambasciatore USA in Vaticano va in quella direzione, premiando il leader di “Catholic Vote” che molto consenso pro-Trump ha portato durante gli anni di leadership dem alla Casa Bianca.
PERCHÈ I CATTOLICI AMERICANI HANNO BOCCIATO BIDEN: LE PROPOSTE DI TRUMP E LE PRIME DECISIONI ANTI-GENDER E PRO-LIFE
Ma come sottolinea ancora lo stesso cardinale Müller, non è solo la Chiesa americana ad aver preso una decisa “simpatia” politica per il nuovo Presidente degli Stati Uniti: «Burch è un buon cattolico e con Trump rappresentano i valori del diritto naturale cristiano». Secondo il cardinale conservatore, sul tema della vita (dall’aborto all’eutanasia), su quello dei diritti e sulla centralità della libertà religiosa, la Presidenza repubblicana ha rassicurato maggiormente i cattolici anche al di qua dell’Oceano. Per il Card. Müller con Trump si può tornare a perseguire l’idea di uno Stato che non entri nelle pieghe della vita dei cittadini, dicendo “cosa è giusto dire” o “cosa è giusto pensare”.
Anche sul delicatissimo tema migranti, con parte delle associazioni cattoliche che vedono di cattivo occhio le direttive di espulsione emanate da Trump nei primi ordini esecutivi, il prelato tedesco e altri vescovi cattolici in Vaticano ritengono che occorra un distinguo da fare urgente. Se infatti la Presidenza degli Stati Uniti inizia a cacciare tutti gli stranieri non andrebbe affatto bene e si criticherà pubblicamente quanto compiuto: diverso invece «Se manda via dei criminali» o degli irregolari, in quel caso sarebbe invece una giusta decisione anche se in controtendenza con alcune posizioni del Papato di Bergoglio, specie ricordando la dura bocciatura emessa da Papa Francesco sul candidato repubblicano che voleva rimpatriare tutti i migranti (ad onor del vero, il Santo Padre bocciò anche la mozione Harris in quanto responsabile di politiche contro la vita e contro le donne per i temi di eutanasia e aborto).
Provvedimenti a favore dei soli due generi naturali, o ancora il divieto di ogni operazione transgender per minori, o lo stop dei fondi federali alle associazioni abortiste, tutto viene riconosciuto dall’elettorato cattolico come una giusta direzione per questa nuova Presidenza: «inviolabilità della vita, libertà di fede e importanza del matrimonio», per il Card. Müller sono valori per cui l’elettorato cattolico e parte dei prelati vedono con simpatia l’avvento di questo Trump 2.0. Un fattore non da poco nell’analisi che fa l’ex Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è la differenza che nel mondo Occidentale ancora permane tra ciò che “propone” la politica americana e quella ad esempio dell’altra superpotenza mondiale, la Cina. Se è vero (come cantava un grande Giorgio Gaber) che il concetto di “libertà americana” abbia non pochi problemi e potenziali devasti nell’animo umano, va altrettanto riconosciuto che anche nel capitalismo comunista non si sta certo meglio, anzi: secondo Müller, la Chiesa resta «nemica della Cina comunista che fa soffrire i buoni cattolici». In questo senso, il vecchio adagio “il nemico del mio nemico è mio amico” potrebbe tornare di stretta attualità…