Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha effettuato un intervento nel corso della settantaseiesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In primis, Parolin sottolinea quanto sia fondamentale garantire la copertura vaccinale contro il Coronavirus a tutti i Paesi del pianeta, senza distinzioni di sorta: “I sieri devono essere disponibili per tutti, specialmente nelle aree di conflitto e nei contesti umanitari”. Inoltre, i sistemi di assistenza sanitaria “in gran parte sopraffatti dalla pandemia hanno lasciato tante persone senza cure sufficienti o senza alcuna cura”.



A detta del cardinale, occorre quindi meditare sulle carenze dei sistemi economici e combattere la corruzione, senza dimenticare gli obiettivi inseriti nell’Agenda 2030: “Bisogna ripensare il rapporto tra gli individui e l’economia e fare in modo che sia i modelli economici che i programmi di sviluppo rimangano al servizio degli uomini e delle donne, in particolare quelli ai margini della società, piuttosto che sfruttare sia le persone che le risorse naturali”. Un pensiero speciale, poi, ad Haiti, il cui popolo “già soffre per le sfide politiche e le emergenze umanitarie” e che recentemente è stato colpito da calamità naturali.



CARDINALE PAROLIN: “NUOVI DIRITTI CONTRADDICONO I VALORI”

Dopo un accenno anche al dramma dell’Afghanistan, il porporato ha parlato di “crisi delle relazioni umane. Troppo spesso, il diritto umanitario è preso come una raccomandazione piuttosto che un obbligo e per questo i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni sono sempre più spesso lasciati in un limbo o addirittura lasciati annegare”.

Uno spaccato evidente “anche nelle nuove interpretazioni dei diritti umani. In molti casi, i nuovi diritti non solo contraddicono i valori che dovrebbero sostenere, ma vengono imposti nonostante l’assenza di consenso internazionale”, ha aggiunto Parolin. “Questi tentativi di fatto confondono, distolgono dall’attuazione delle convenzioni sui diritti umani, come il diritto alla vita, alla libertà di pensiero, coscienza e religione, e alla libertà di opinione ed espressione”. La pace, ha concluso il segretario di Stato, richiamando le parole del Papa in Iraq, “non richiede vincitori o vinti, ma piuttosto fratelli e sorelle che, per tutte le incomprensioni e le ferite del passato, stanno passando dal conflitto all’unità”.