Dopo il monsignor Gallagher, anche il cardinale Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, sottolinea come l’Ucraina abbia diritto a difendersi attraverso le armi. “Qualsiasi tentativo che possa portare alla conclusione della guerra è benvenuto”, le parole dell’uomo di Chiesa in occasione del convegno organizzato alla Pontificia Università Gregoriana dedicato a Papa Luciani, riportate dal sito di RaiNews, a proposito della proposta avanzata dal premier Mario Draghi di un tavolo di pace.



“Non vogliamo assumere protagonismi – ha quindi assicurato il cardinale Parolin in merito alla posizione della Santa Sede – se altri riescono a fare quello che la Santa Sede non riesce a fare perché non è stata accolta la sua offerta di mediazione o di intervento, benissimo”. Un giornalista ha quindi chiesto se il Vaticano dovesse partecipare ad un eventuale tavolo dei negoziati: “Io non saprei rispondere alla domanda se partecipiamo o non partecipiamo, evidentemente ci sono tante questioni in gioco, ma l’iniziativa in se stessa è da appoggiare”.



CARDINALE PAROLIN: “SI LAVORA AL CESSATE IL FUOCO”

Si passa poi a parlare della controversa questione dell’invio di armi all’Ucraina, che di fatto ha spaccato in due l’opinione pubblica fra chi è convinto che Kiev debba difendersi, e chi invece pensa che con aiuti militari si alimenti ulteriormente il conflitto: “Sull’invio delle armi – dice Parolin – ripeto quello che ho detto dall’inizio: c’è un diritto alla difesa armata in caso di aggressione, questo lo afferma anche il Catechismo, a determinate condizioni. Soprattutto quella della proporzionalità, poi il fatto che la risposta non produca maggiori danni di quelli dell’aggressione. In questo contesto si parla di ‘guerra giusta’ – ha aggiunto Parolin – il problema dell’invio di armi si colloca all’interno di questo quadro. Capisco che nel concreto sia più difficile determinarlo, però bisogna avere alcuni parametri chiari per affrontarlo nella maniera più giusta e moderata possibile”.



Infine, sulla missione a Kiev di monsignor Paul Richard Gallagher, “ministro degli esteri” della Chiesa: “Gli obiettivi – precisa il segretario di Stato Vaticano – rimangono sempre i soliti: abbiamo lavorato e stiamo lavorando nella misura possibile, gli spazi sono molto ristretti ma ci sono, per il cessate il fuoco prima di tutto: questo ci sembra il punto di partenza fondamentale”.