LE RIFORME DI PAPA FRANCESCO E NESSUNA MARCIA INDIETRO: PARLA IL CARDINALE PAROLIN

Le riforme di questi oltre 10 anni di magistero assieme alle novità in arrivo col Sinodo e con i vari documenti della Congregazione della Dottrina della Fede rimarranno anche dopo Papa Francesco: ne è convinto il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, intervenuto alla presentazione del nuovo libro del vaticanista Tg1 Ignazio Ingrao (“Cinque domande che agitano la Chiesa”). Una di queste domande è riferita proprio alle riforme intraprese da Bergoglio nel Pontificato successivo a Benedetto XVI: «Che fine faranno le riforme intraprese dal Papa? Quei “processi” sulla evangelizzazione, sul ruolo delle donne e dei laici e ancora altri, avviati oppure in itinere non per occupare spazi – come già diceva Giovanni XXIII – ma per suscitare riflessioni, domande e soprattutto risposte per la Chiesa e il mondo di oggi?».



Ebbene, non vi sarebbe alcun rischio di “inversione di marcia” in caso di un Pontificato in contrapposizione teologica e sociale con quello di Papa Francesco: per il Segretario di Stato una risposta più ragionata è possibile immaginando la Lettera di Giacomo dove viene ribadito «Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore». Secondo il Card. Parolin, il discernimento cristiano è il fulcro di tutto: è una continua preghiera nello Spirito, spiega in conferenza stampa il prelato, «che indicherà, nel tempo disteso di chi sa essere paziente, come proseguire e cosa rendere istituzionale». Per questo motivo, in quanto azione dello Spirito Santo, non vi potrà essere alcuna «inversione di marcia» circa il percorso di riforme e della nuova Costituzione Apostolica inaugurate dal Pontificato di Francesco.



CARD. PAROLIN (SEGR. STATO VATICANO): “DAI TEMI ETICI AL RILANCIO DELLA CHIESA”

gSempre parlando in Vaticano alla presentazione del libro sul futuro della Chiesa Cattolica, il Segretario di Stato Card. Parolin non nasconde le difficoltà e le traversie che il cristianesimo ha affrontato e ancora affronterà nei prossimi anni: le difficoltà però, aggiunge, «possono essere lette non solo come agitazione, non solo come pericolo, ma anche come opportunità; questo è parte della sapiente pedagogia di Dio con cui Lui ci educa, ci fa maturare e progredire». Dalle problematiche sociali ai cambiamenti liturgici e teologici, fino agli scenari sui diritti e temi etici: il cardinale non mette nulla in secondo piano, né tantomeno le tante urgenze antropologiche appena inserite dal Vaticano nel lungo documento “Dignitas infinita”.



Sull’inizio e la fine della vita, diverse urgenze pongono sfide costanti all’esistenza umana: limiti della medicina, educazione e teoria gender rappresentano un punto di forte dibattito che la Chiesa non rifiuta. Per il Card. Parolin, è necessario muovere i passi con grande prudenza e cautela, «Non si tratta di cercare risposte che siano più o meno al passo con i tempi o schierate in difesa della morale tradizionale. Quanto piuttosto di far maturare un nuovo umanesimo che, radicato nel personalismo cristiano, sappia rispondere agli interrogativi di oggi». Qui è intervenuto anche il vaticanista Ingrao chiarendo ulteriormente l’impianto valoriale e morale presentato dal Segretario di Stato: per arrivare a una risposta “morale”, spiega il giornalista Rai, serve «una riflessione antropologica su cosa diventeranno gli uomini e le donne di oggi, superando gli steccati che dividono e vedendo invece cosa accomuna». Al tavolo con Parolin e Ingrao, riporta la Stampa Vaticana, presente anche il ministro della Cultura Sangiuliano ha ricordato l’importanza della sacralità della Chiesa che «è sopravvissuta a tutto perché risponde al bisogno interiore degli essere umani». La Santa Chiesa di Dio, conclude il Ministro, «risponde al bisogno filosofico di credere in Dio: sia Dostoevskij sia Heidegger giungono alla conclusione che solo Dio ci può salvare».