LA SIRIA PREOCCUPA IL VATICANO: IL CARDINALE PAROLIN SUL NUOVO REGIME JIHADISTA POST-ASSAD

Il rispetto e le garanzie ci sono. Per ora. Gli scenari nuovissimi in Siria con l’instaurazione del nuovo regime di ribelli jihadisti, guidati dall’ex Al Qaeda Abu Mohammad al-Jolani, porta il rapporto con la comunità cristiana presente a sviluppi imprevedibili e avvolti per ora nel “mistero”. Parlando durante un evento in Università Cattolica di Milano, il Cardinale Pietro Parolin – Segretario di Stato Vaticano – non nasconde la forte preoccupazione per il change-regime choc a Damasco, con il rais Bashar al Assad fuggito in Russia dopo neanche 10 giorni di combattimenti dei ribelli contro l’esercito siriano.



«Siamo tutti preoccupati per quanto avviene in Siria», ha detto il n.1 della diplomazia in Vaticano partecipando all’evento “Studi per il dialogo. Premio di ricerca Al Issa per gli studi arabo islamici”. Nell’ottica di un proficuo dialogo tra Chiesa e Islam, il Card. Parolin si dice fortemente preoccupato per la rapidità degli eventi nuovamente mutati in Medio Oriente, «fa impressione che un regime che sembrava così forte e così solido sia stato spazzato via nel giro di poco tempo». Se da un lato la presenza cristiana in Siria in queste ore continua a ricevere rassicurazioni dai ribelli ora al potere, dall’altra il Vaticano tiene i riflettori accesi sul grande Paese mediorientale per evitare che si ritorni al terrore del passato, tra califfato ISIS ed esercito siriano di Assad.



IL RISPETTO DI TUTTI E L’AZIONE DEL VATICANO: COSA PUÒ FARE LA CHIESA IN SIRIA. NUOVO INCONTRO TRA VESCOVI E ISLAMISTI

La gente contenta in piazza a Damasco e nel resto della Siria, rappresenta un giudizio positivo per la Chiesa sul cambiamento del regime, ma con prudenza che Parolin rileva ancora dal palco milanese. Se infatti da un lato il popolo si dice contento della caduta di Assad (ora accolto con diritto di Asolo politico a Mosca dall’alleato Vladimr Putin, ndr), dall’altro è importante che coloro ora al potere dopo il dittatore «cerchino veramente di creare un regime il più possibile aperto e rispettoso di tutti». In attesa che nasca il nuovo Governo di transizione guidato da un fedelissimo di Al-Jolani, il futuro nuovo Premier Muhammad Bashir (che ha già parlato di amnistia per i soldati dell’esercito siriano), il Vaticano ancora non ha aperto un canale ufficiale di negoziato formale anche se sono già diversi gli incontri avvenuti tra i singoli vescovi cristiani e i ribelli anti-Assad.



Come spiega ancora il Card. Parolin, la Chiesa ora approfitterà di ogni situazione possibile «per cercare condizioni che permettano di avviare un dialogo»; non solo, sul cessate il fuoco generale e la liberazione degli ostaggi a Gaza, la Chiesa rimane sull’appello di pace immediata da raggiungere già a Natale. L’importanza del dialogo sincero e schietto è centrale per il “dominus” della diplomazia di Papa Francesco: serve collaborare assieme «per far fronte alle tante difficoltà del vivere nel mondo», serve dunque «recuperare sinergia, c’è bisogno di recuperare cooperazione». Intervistato dal quotidiano della CEI “Avvenire”, il vescovo di Homs padre Jacques Murad ha ribadito che nel suo ultimo dialogo con i rivoluzionari jihadisti è stato assicurato nuovamente il rispetto della minoranza cristiana in Siria.

Per il momento, il post-Assad non è stato teatro di fanatismo e terrorismo anti-cattolico, con la situazione ad Homs e provincie che appare buona. Vogliono sì introdurre la sharia nel nuovo Governo, ma lasciando garantite «libertà di culto, Natale celebrato, scuole cristiane aperte e istituzioni permesse», anche se hanno vietato donne con gonne in strada. Ad Aleppo lo scenario è simile con l’incontro tra i vescovi e i gruppi islamisti: all’Agenzia FIDES il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, ha parlato del rispetto manifestato dai ribelli per le tradizioni e gli usi cristiani, «incontro molto positivo, le attese sono buone».