IL CARDINAL RAVASI E L’INVITO ALLA CULTURA DI “SCUOTERE LE COSCIENZE”

Ha da poco lasciato l’incarico da Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura presieduto per anni, ma il Cardinal Gianfranco Ravasi resta una delle figure più attente all’evoluzione culturale del nostro Paese non solo all’interno della sfera religiosa della Chiesa Cattolica. Nella sua ultima intervista al “Quotidiano Nazionale”, Ravasi ricorda la figura di Pier Paolo Pasolini (di cui sono ricorsi lo scorso 2 novembre i 47 anni dall’assassinio sul Lido di Ostia) come simbolo di un modo di fare cultura oggi purtroppo quasi del tutto perduto.



«Siamo in una fase di sottosviluppo intellettuale», denuncia il Cardinale e biblista, «abbiamo un disperato bisogno di una cultura in grado di scuotere le coscienza. Mancano voci autorevoli». Secondo l’attento osservatore del panorama culturale nazionale e mondiale, la “soluzione” non è certamente semplice e immediata: occorre innanzitutto «ricreare e rifondare la scuola che non solo istruisca ma anche educhi, dal latino estrarre». In generale però sono tutte le strutture culturali che dovrebbero essere più incisive secondo Gianfranco Ravasi: «la stessa economia che non è solo finanza, è la legge che regola la relazioni concrete del mondo».



“CI SERVE UN NUOVO PASOLINI, INTELLETTUALI DI OGGI SI LIMITANO AI LORO ORIZZONTI”. L’INTERVENTO DEL CARD. RAVASI

La generazione di cui facciamo parte, specie tra i più giovani, non vede davanti a sé grandi valori per cui vivere, denuncia ancora il Cardinal Ravasi al QN: «non vedono poesia e tenerezza o amore, neanche nel sesso». Qui però parte delle responsabilità sono da imputare alle strutture culturali, come la scuola, l’università e gli ambiti di lavoro: ma non basta, anche sulla famiglia il prelato osserva le mancanze “figlie” di questo tempo. «Oggi i genitori sono troppo accudenti, si preoccupano che i figli abbiano materialmente tutto ma non di instillare in loro fiducia, speranza, ideali. Viviamo in un’epoca in cui abbiamo una bulimia di mezzi e anoressia di fine, di valori», sottolinea ancora il Cardinale ex Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Per questo servono nuovi maestri, nuovi testimoni, come lo è stato Pier Paolo Pasolini: «le sue posizioni provocavano delle reazioni, nel mondo politico, nella Chiesa. Ma pensiamo anche a figure come Padre Turoldo, Padre Balducci, pensiamo a cosa significavano e cosa scrivevano alcuni grandi pensatori come Norberto Bobbio. La cultura è dormiente (oggi, ndr)». Gli intellettuali del mondo contemporaneo, apostrofa ancora Ravasi, «se ne stanno spesso nei loro orizzonti, certo importanti, ma incapaci di produrre una cultura che debba artigliare le coscienze, senza fare necessariamente polemica». La colpa non è da ricercare però nella “cultura dei social”, o quanto meno non solo: «i social network sono un ambiente comune a tutti. Pure io sono sui social […] Il problema è che purtroppo non c’è un’educazione che favorisca, introduca un giudizio critico anche sui social».