Un’intervista ‘esplosiva’ quella lanciata da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera all’ex n.1 della Cei durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il Cardinale Camillo Ruini: Salvini, il rosario, i cattolici di sinistra, i preti sposati e tanto altro ancora per un prelato tutt’altro che “ritirato” a preghiera in privato dopo 16 anni alla guida dei vescovi italiani. Di “colore” decisamente diverso rispetto a Card. Bassetti e Mons. Galantino, Ruini non ha mai nascosto una certa distanza dalla nuova conduzione della Cei oltre a qualche perplessità, sempre all’interno di una straordinario obbedienza di fede, su alcuni punti del magistero di Papa Francesco. Dall’intervista rilasciata oggi ne emergono diversi di questi “punti”, legati sia al rapporto tra fede, ragione e politica e sia per quanto riguarda le novità evidenziate nella Chiesa dal Sinodo sull’Amazzonia da pochi giorni terminato in Vaticano. Cazzullo ‘provoca’ subito facendo notare come il voto in Umbria ha dimostrato una volta di più che le indicazioni della Cei – tutte volte a contrastare la Lega di Salvini alle urne – abbiano avuto scarsi risultati: per Ruini «“cattolicesimo democratico”, in concreto il cattolicesimo politico di sinistra, in Italia abbia sempre meno rilevanza. Sarei invece più cauto a parlare di impegno diretto della Chiesa». Secondo l’ex guida dei vescovi italiani, solo alcuni uomini di Chiesa e non tutti si sono orientati a sinistra, ma l’effetto è che sempre meno cattolici sembrano influenti per la politica italiana «spero che non si tratti di una situazione irreversibile». Ruini, il grande “condizionatore” della politica italiana durante l’epopea del Centrodestra non rinnega nulla della sua azione, anzi «Non è questo il tempo per dar vita a un partito dei cattolici. Mancano i presupposti: per il pluralismo molto accentuato all’interno della Chiesa stessa, e per la sua giusta ritrosia a coinvolgersi nella politica. I cattolici possono però operare all’interno di quelle forze che si dimostrino permeabili alle loro istanze. È una strada oggi più faticosa di ieri, perché la scristianizzazione sta avanzando anche in Italia; ma non mi sembra una strada impossibile».
CARDINAL RUINI “SERVE DIALOGARE CON SALVINI”
Il discorso poi non poteva non arrivare al vero nodo divisivo cui assiste la Chiesa italiana negli ultimi anni, Matteo Salvini: «Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini che viene proposta in alcuni ambienti. Penso che abbia notevoli prospettive davanti a sé; e che però abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso, anche se personalmente non lo conosco e quindi il mio discorso rimane un po’ astratto. Sui migranti vale per Salvini, come per ciascuno di noi, la parola del Vangelo sull’amore del prossimo; senza per questo sottovalutare i problemi che oggi le migrazioni comportano». Prima Salvini, poi rosario, l’affondo richiesto al Cardial Ruini è d’obbligo e lui non si tira certo indietro: ancora al Corriere «il gesto (di baciare il rosario, ndr) può certamente apparire strumentale e urtare la nostra sensibilità. Non sarei sicuro però che sia soltanto una strumentalizzazione. Può essere anche una reazione al “politicamente corretto”, e una maniera, pur poco felice, di affermare il ruolo della fede nello spazio pubblico». Quando però viene chiesto a Ruini se il Pontificato di Francesco lo convince sotto tutti i punti di vista, il Cardinal ex n.1 Cei conferma la propria fede e incrollabile obbedienza alla Chiesa di Cristo non muovendo critiche o “bordate” che potrebbero avere effetti ben più letali dei propositi: «Gesù Cristo ha detto: non giudicate, per non essere giudicati. Tanto meno io posso giudicare Francesco, che è il mio Papa, a cui devo rispetto, ubbidienza e amore. In questo spirito, posso rispondere che papa Francesco ha messo i poveri al centro del suo pontificato; e ricordo che anche san Giovanni Paolo II, molto diverso da lui, ribadiva di continuo l’amore preferenziale per i poveri».
“NO AI PRETI SPOSATI”
Nello stesso momento, Ruini spera che il Papa non accetti la nuova formulazione di preti “sposati” per soccorrere le tante aree dell’Amazzonia dove i sacerdoti non riescono ad essere presenti come dovrebbero per mancanze di forze, uomini e fondi: «Il celibato dei sacerdoti è un grande segno di dedizione totale a Dio e al servizio dei fratelli, specialmente in un contesto erotizzato come l’attuale. Rinunciarvi, sia pure eccezionalmente, sarebbe un cedimento allo spirito del mondo, che cerca sempre di penetrare nella Chiesa, e che difficilmente si arresterebbe ai casi eccezionali come l’Amazzonia. E poi oggi il matrimonio è profondamente in crisi», conclude il Cardinal Ruini «i sacerdoti sposati e le loro consorti sarebbero esposti agli effetti di questa crisi, e la loro condizione umana e spirituale non potrebbe non risentirne».