Non è la prima volta che il Cardinal Camillo Ruini arriva a contestare, pur nella modalità sempre più diplomatica possibile, il nuovo corso della Cei e Chiesa Italiana dopo la sua lunga reggenza tra Anni Novanta e primi anni Duemila: questa volta però, in occasione di un dibattito avvenuto lo scorso 2 luglio in diretta Facebook (“Un’altra libertà: il limite dell’essere umano e la natura della sua libertà”), la stilettata dell’ex n.1 arriva e forte contro il quotidiano Avvenire sul tema del Ddl Zan sulla legge contro l’omotransfobia. «Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo», sostiene Ruini citando Papa Ratzinger e intervenendo assieme a Mons. Nicola Bux e al senatore Gaetano Quagliariello (IDeA – Popolo e Libertà) nell’accennare all’imminente arrivo in Parlamento del progetto di legge sostenuto da diversi partiti di Centrosinistra. «Cioè, in nome di alcune idee si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà un assolutismo», sottolinea ancora il Cardinale che con il suo “appeasement” politico ha condotto diverse battaglie culturali e valoriali durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
RUINI ATTACCA L’AVVENIRE E I MEDIA CATTOLICI
Secondo Camillo Ruini infatti bisogna tornare a difendere la libertà di espressione e guai se la Chiesa e il popolo cattolico dovessero rinunciare a tal proposito: per questo è stato apprezzato la dura nota della Cei contro la legge sull’omotransfobia nella quale si esprimeva il rischio di un nuovo “reato d’opinione” e di diversi elementi che non convincono appieno le gerarchie della Chiesa italiana. Su questo però Ruini nota come invece i successivi interventi del quotidiano che è espressione diretta della Cei, ovvero l’Avvenire, sono andati in direzione tutt’altro che continua: «giornali cattolici continuano a essere piuttosto ambigui, a dire, “sì, è così, sotto un certo aspetto, però ci sono anche altre interpretazioni possibili”».
Secondo Ruini, il problema è che invece non si dice, come ha detto il prof. Quagliariello nel medesimo incontro con l’ex n.1 Cei, che «se concediamo questa possibilità di censurare giuridicamente penalmente non delle offese, non delle istigazioni a colpire, ma semplicemente delle valutazioni di ordine antropologico e morale, allora veramente la libertà è in pericolo». Per questo motivo, conclude Ruini, si auspica che si possano ottenere vastissimi consensi su tali rischi dietro al Ddl Zan: «è ridicolo che la differenza fra uomo e donna possa venire alla fine criminalizzata […] Se i cristiani a avranno il coraggio di battersi troveranno dalla loro parte molto non credenti».