LA CERTEZZA DI FEDE E IL FUTURO VERO DELLA CHIESA: COSA DICE IL CARDINALE RUINI
Dopo il grande spavento di inizio luglio, sentire la piena lucidità di pensiero e fede del Cardinale Camillo Ruini è un sollievo per l’intera cristianità; la lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera” arriva dopo le dimissioni di metà luglio dall’Ospedale Gemelli di Roma per il 93enne che ancora pochi giorni prima era stato ricoverato per una seria ischemia cardiaca. In occasione dei 70 anni di sacerdozio al servizio di Cristo e della Chiesa, l’ex Presidente della CEI ripercorre la sua intera esistenza cristiana, confessando esperienze molto intime e non lesinando l’arguta capacità di raccontare la realtà con piena schiettezza e pragmaticità.
Guardando al futuro della Chiesa che affonda le radici in un presente tutt’altro che “positivo” per il calo dei fedeli in molte parti del mondo, il Cardinale Ruini non dispera e si rifa al concetto di “minoranze creative” che Papa Benedetto XVI aveva profetizzato a suo tempo per il destino prossimo della Santa Sposa di Cristo su questa Terra: «la Chiesa di popolo sembra tramontare», confessa il prelato al servizio della Chiesa italiana per più di mezzo Novecento (oltre ai primi 15 anni del nuovo millennio), eppure confida nella felice intuizione di Ratzinger su quelle «minoranze creative che fanno lievitare la società in senso cristiano».
Ci sono motivi per essere fiduciosi, non serve disperare o lamentarsi degli errori anche molti commessi a livello pastorale in alcune parti dell’Europa e degli altri Continenti: un atteggiamento che sia solo difensivo, come una “minoranza” che si debba proteggere, è in definitiva «perdente e sbagliato». Secondo Ruini occorre proporre e soprattutto testimoniare, «Questo è il nostro compito. In Italia, in Europa c’è ampio spazio per farlo». È il compito del Vangelo di Gesù che diede ai suoi discepoli nella storia dell’umanità: tanto all’epoca quanto oggi, serve riscoprire la radicalità tenere e libera del cristianesimo, seguendo la complessità della Chiesa Cattolica in unità col Papa e senza perdersi in “protestantesimi” continui. Tante le tentazioni che possono interrompere il percorso di fede di ciascuno di noi, compresi Papi, vescovi e cardinali come ammette lo stesso Ruini al “Corriere”: «Ho avuto molte tentazioni contro la fede», ma ha sempre resistito senza mai mettere in discussione o in dubbio l’esistenza di Dio, la resurrezione della carne e pure la vita eterna.
RUINI E GLI ULTIMI TRE PAPI: “NON SONO OSTILE A FRANCESCO MA NON È STESSO RAPPORTO CON RATZINGER E WOJTYLA”
Molte le tentazioni anche sul fronte affettivo, pur con 70 anni di sacerdozio alle spalle: «mai innamorato ma sicuramente attratto da alcune mie amiche». È però in quel frangente messo davanti dal Signore – non come un “tranello” ma come una situazione di verifica sulla propria fede reale per poter andare fino alla radice della cristianità – che lo stesso Cardinale con l’aiuto di Dio «non ho mai ceduto a tale attrazione».
Bello il racconto del suo rapporto con gli ultimi tre Papi della Santa Chiesa di Cristo, da quelli con cui più a stretto contatto ha condiviso i tanti anni alla guida della Conferenza Episcopale Italiana, fino al Santo Padre Bergoglio con cui vi è un legame inferiore ma non meno rispettoso e carico di stima. Partendo da San Giovanni Paolo II, il Cardinale Ruini ne riconosce l’autentica testimonianza di santità nel comunicare la verità della fede: «Giovanni Paolo II conosceva bene il comunismo reale. E pensava che non fosse possibile un’intesa con loro». Non era un Papa di “sinistra” e nemmeno di “destra” Karol Wojtyla, disinnescando la domanda “politicante” di Cazzullo: era duro coi comunisti ma senza essere conservatore, come dimostra l’adorazione per Paolo VI e per il Concilio Vaticano II.
Papa Ratzinger pur con le sue fatiche nella gestione pratica della Chiesa, è stato un dono per il suo insegnamento e per la preghiera che ha garantito sempre sulla Chiesa di Dio e la società umana: ricorda ancora Ruini un dialogo con Benedetto XVI sul fatto che per chi ha studiato teologia così a fondo, «è impossibile avere la fede dei semplici» e per questo serve fare un lavoro ulteriore, «serve elaborare di più» e non accontentarsi mai delle risposte “facili”. Con Francesco il rapporto è diverso, come naturale che sia, ma questo non toglie che sia errato secondo il Cardinale ritenere tutto errato e negativo il Pontificato di Bergoglio, «non condivido chi contesta la sua legittimità».
DA BERLUSCONI A MELONI, CON UNA SCHLEIN “VIVACE” E UN PRODI “AMBIGUO” MA AMICO: LA POLITICA E IL CARDINALE RUINI
Inevitabile l’argomento politico all’interno della vasta intervista che tratteggia risposte argute su Medjugorje («le prime apparizioni sono sicuramente vere, c’è la Madonna lì»), diritti LGBT («matrimonio è tra uomo e donna, altrimenti viene meno il concetto stesso di matrimonio») ed eutanasia: Ruini è stato per anni il collante tra la Chiesa italiana e la politica, specie sotto i Governi Berlusconi per cui è anche stato criticato dal Centrosinistra per il suo dialogo aperto senza mai condannare la persona del Premier nonostante una condotta non certo impeccabile.
«Ho appoggiato Berlusconi», ammette Ruini, nel senso che non lo ha mai demonizzato dato che serviva collaborare per il bene del Paese, confessando come l’ex leader di Forza Italia è stato l’unico ad essere andato dal capo della CEI a chiedere cosa potesse fare per la Chiesa non appena eletto, «nessuno della DC lo aveva mai fatto». Ruini ha difeso e continua a farlo anche Matteo Salvini, dai tempi del rosari fino al progetto di destra europea sovranista di oggi, «non dò giudizi a riguardo»: sulla Premier Giorgia Meloni il rapporto è altrettanto positivo, «la conosco e la stimo molto, con Mattarella sono l’architrave della politica italiana». Per quanto riguarda invece le opposizioni, i rapporti con Elly Schlein sono molto superficiali, e distanti sui temi etici, ma «è un personaggio politico vivace». Da ultimo una confessione sull’amico-nemico Romano Prodi su cui spesso si è detto tutto e il contrario di tutto: da “Ruini progressista” a “Prodi conservatore”, ma il Cardinale tiene bene a precisare di non essere mai stato un uomo della Chiesa “progressista”, semmai «sono un conservatore». E allora del suo rapporto con l’ex n.1 del PD? La risposta al “Corriere” è schietta, ancora una volta: per un certo periodo pensava di pensarla nello stesso modo ma così non è stato e l’epoca del “cattolico adulto” di Romano Prodi Premier ha svelato l’ambiguità di fondo, «ritenevo che lui la pensasse come me. A ogni modo per Prodi provo amicizia e stima, che so ricambiate».