“IL RISCHIO DELLA RAGIONE CONTRO OGNI RAZIONALISMO”: CARD. RUINI RICORDA L’INSEGNAMENTO DI PAPA BENEDETTO XVI
Credere che Benedetto XVI sia stato il Papa “razionale” contro i Papi invece più “concreti” come San Giovanni Paolo II o Francesco è una teoria che spesso prende piede anche all’interno della Chiesa Cattolica, ma è del tutto fallace. Lo spiega bene il cardinale Camillo Ruini, vicario generale emerito della Diocesi di Roma ed ex capo della CEI negli anni dei Papati di Wojtyla e Ratzinger in Vaticano: il primo “Papa Emerito” della storia cristiana è sì il Pontefice teologo forse più importante della cristianità, ma è anche colui che nelle sue ultime parole spirate due anni esatti fa poco prima della sua morte ebbe a dire “Signore ti amo”. Nell’ultimo volume dedicato a Benedetto XVI appena uscito con l’introduzione del biografo ufficiale del Santo Padre tedesco vengono raccolte diverse testimonianze tra i cardinali che ebbero stretto contatto con Ratzinger: «Paragonava Dio al respiro, alla luce, al cibo, all’amicizia», così racconta colpito lo stesso giornalista Peter Seewald ripensando agli incontri avvenuti con Benedetto XVI durante la stesura delle varie biografie.
Ed è così che lo ricorda anche il Card. Ruini, testimoniando come per Ratzinger la sua missione era di restituire la ragionevolezza della fede in Cristo in quanto il Figlio di Dio è l’essenza stessa della realtà: con Benedetto XVI la fede e la ragione dialogavano in sintonia e solo così la Chiesa può sempre ritrovarsi anche nei momenti di massima crisi. «Egli riconobbe il progetto di salvezza nonostante la crisi della fede», ripete Camillo Ruini nel testo oggi anticipato dal quotidiano “La Verità”, «Ratzinger ha avuto una percezione acuta del nostro tempo cogliendo tanto le pieghe “positive” quanto quelle nefaste dei tempi che corrono a livello internazionale. Come spiegava lo stesso Ratzinger nella lettera ai vescovi del 2009, la priorità oggi «è rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio».
In questo senso l’operato del Papato di Benedetto XVI, rileva il cardinale Ruini, è stato teso ad allargare quanto più possibile gli spazi della razionalità: insomma, l’esatto opposto di un Papa “razionalista” che tende a misurare tutto con i canoni della propria ragione “limitata”. Il Dio cristiano testimoniato da Ratzinger è tutt’altro che un “mero” Dio filosofo, è semmai il Dio «che ha preso l’iniziativa di rivelarsi a noi». È un Signore che parla al cuore dell’uomo, che si abbassa per poterlo salvare, è una fede in buone parole “ragionevole” e non “razionalista”, come purtroppo spesso viene bollato il magistero del Papa divenuto poi emerito.
“RATZINGER INSEGNA CHE LA FEDE IN DIO È L’IPOTESI MIGLIORE”
Sempre nel testo pubblicato da Seewald nel nuovo volume su Papa Ratzinger, l’ex presidente dei vescovi italiani insiste sull’attenzione data dal compianto Pontefice (venuto a mancare il 31 dicembre 2022) alla centralità della certezza di Dio nella storia: «la vera questione è se la ragione è prodotto casuale della natura o sia invece all’origine di tutto». È sempre stato caposaldo della teologia ratzingeriana quel celeberrimo Vangelo di San Giovanni dove l’annuncio del Natale si scandisce con «In principio era il Verbo»: spesso viene ritenuto un passaggio ostico e “teorico”, mentre per Benedetto XVI il “Verbo” cristiano è un tutt’uno con la carne della vita cristiana.
L’uomo non può comprendere tutto con la sola ragione, rileva Ruini, ed è così che Ratzinger parlava a più riprese dell’“ipotesi migliore” che è rappresentata dalla fede in Cristo: l’invito è sempre di considerare la vita e la storia umana «come se Dio esistesse», valutando come il dialogo tra fede e ragione sia l’autentico atteggiamento insegnato da Gesù stesso e da Santa Madre Chiesa. L’uomo con la sola ragione, senza il paragone con l’Infinito, rischia di perdersi nel suo illusorio “far da sé”, scadendo nella dittatura del relativismo che tanti mali ha compiuto in questo tempo, come aveva “profetizzato” il magistero di Benedetto XVI già 15 anni fa. Ratzinger era uno tra i più alti intellettuali della Chiesa moderna, ma anche un uomo appassionato di Cristo che riteneva la salvezza per l’uomo derivante dalla perfetta unione di fede e ragione, ovvero nell’amore cristiano più pieno.