IL CARDINAL SAKO A 20 ANNI DALL’INVASIONE USA IN IRAQ: “LA CORRUZIONE DIVORA TUTTO”
Era il 20 marzo 2003 quando gli Stati Uniti di Bush lanciarono l’offensiva in Iraq al leader sunnita Saddam Hussein: oggi, 20 anni dopo, il patriarca cattolico caldeo Cardinale Louis Raphael Sako al “Corriere della Sera” tira il bilancio di quanto è cambiato il Paese e in quali gravissimi problemi ancora versa lo Stato retto dal Governo sciita di Muqtada Al Sadr: «il Presidente è diventato un simbolo e nei Paesi del Medio Oriente c’èbisogno di figure di riferimento». A sorpresa infatti il patriarca cattolico predica “rispetto” nei confronti del leader musulmano spesso molto critico (con atti e dichiarazioni) contro la Chiesa in Iraq, al limite delle persecuzioni: «con gli anni è maturato», spiega ancora il Cardinal Sako, «ora incarna la ripulsa nei confronti del sistema settario creato dagli americani. Un sistema che è alla base della corruzione che ci divora».
Predica da anni la pace e la convivenza tra le diverse confessioni il prelato cattolico 74enne e ora, con l’evoluzione tutt’altro che semplice dello scacchiere in Medio Oriente, paradossalmente è l’Iraq di Al Sadr a poter rappresentare una speranza per la sana convivenza: «tutto quanto è statale si ruba. Per avere un biglietto o una vista medica, qualsiasi cosa si paga bakshish, la mancia in realtà è tangente». La lotta contro questo sistema fa del presidente iracheno una possibile ancora di salvataggio, con l’accortezza del cardinal ovviamente di vigilare contro qualsivoglia violenza: «in Iraq sento vicina una rivoluzione bianca, pacifica, civile. Al Sadr appoggia questa soluzione».
CARD. SAKO (PATRIARCA IRAQ): “L’ONU ZITTO SU BROGLI ELEZIONI”
Come ripete da sempre Padre Sako – spesso anche con appelli lanciati sul nostro quotidiano “Il Sussidiario.net” – le cose si possono cambiare davvero «solo da dentro. Lo vedo anche nella Chiesa». Il patriarca caldeo denuncia quanto avvenuto nelle Elezioni 2021 dove ha partecipato purtroppo solo il 30% degli aventi diritto: «io sono stato alle urne, c’erano miliziani prima dei seggi che chiedevano il voto». Questi politici, continua Sako sul “CorSera”, «si promuovono solo in due modi: minacce o denaro. Quel voto andava annullato perché l’80% degli iracheni ha detto no al sistema con l’astensione, ben 8 su 10».
Non fu però annullato neanche dagli osservatori Onu e qui il Card. Sako lancia una precisa e molto netta accusa alle Nazioni Unite: «c’era volontà internazionale che le cose continuino come sono. Gli osservatori Onu non possono non aver visto. Però sono stati zitti». Secondo il patriarca dell’Iraq, sono tanti anche fuori dal Paese a volere l’instabilità contro un Iraq forte che farebbe paura al Medio Oriente: «il cambiamento deve venire solo dall’interno del Paese», sentenzia Sako, «già gli americani hanno sbagliato a portare all’estero emigranti ed esuli che adesso compongono la classe dirigente. Persone inadeguate a governare un Paese tanto variegato». Solo gli iracheni ora possono accordarsi tra loro per cambiare davvero verso una pace definitiva, conclude il patriarca caldeo, «il tempo aggiusta tutto».