IL GIUDIZIO DEL CARDINAL ROBERT SARAH SULLA CRISI DELLA CHIESA

Con la Chiesa Cattolica che si ritrova un Sinodo “prorogato” di un altro anno (dal 2023 al 2024, ndr) per volere di Papa Francesco, prosegue il dibattito interno circa crisi e possibili soluzioni all’orizzonte. Secondo quanto contenuto nel numero di ottobre della rivista “Vaticana”, il Cardinal Robert Sarah ha ribadito il suo giudizio sulla profonda crisi sacerdotale che attraverso la Santa Chiesa di Dio: «il prete non è un essere umano come gli altri», ci ha tenuto a specificare l’arcivescovo Prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.



«La crisi della chiesa è una crisi sacerdotale», ha aggiunto il Cardinale provando a spiegare il perché i laici non da oggi cercano di assumere i compiti del clero. «C’è la testa, le braccia, gli occhi, le orecchie… Se le orecchie vogliono fare il ruolo delle gambe, il corpo non può più camminare né sentire niente. Ciascuno deve essere al suo posto, nel suo ruolo, secondo la definizione della Chiesa, in armonia», spiega ancora l’arcivescovo nell’intervista incentrata sulla crisi della Chiesa e sui temi dell’attuale Sinodo sulla sinodalità. Card. Sarah afferma con chiarezza, in riferimento al fatto che il sacerdote non è un “individuo come gli altri” «Se ci macchiamo, macchiamo la Chiesa».



CARD. SARAH: “IL PRETE AIUTA A GUIDARE VERSO DIO, NON ‘FA COSE’”

Tornando al tema della riforma della Chiesa, discussa all’interno del Sinodo, il Cardinal Robert Sarah ha sottolineato la santità della ‘sposa di Cristo’ e dunque la necessità che sia il popolo in primis a doversi riformare: «La Chiesa siamo noi, tu ed io, insieme. Quando contaminiamo noi stessi, contaminiamo la Chiesa». Rispetto agli attacchi fatti in questi ultimi decenni contro la Chiesa Cattolica, Sarah ravvisa come «tutti hanno danneggiato la Chiesa, non solo i prete accusati di pedofilia».

Nell’indicare un volto, un testimone capace di incarnare la straordinaria ordinarietà dell’essere sacerdote, Sarah cita l’esempio particolare di San Giovanni Paolo II la cui “morte pubblica” (con la lunga malattia che lo ha lentamente consumato, ndr) è stata uno scandalo per la normale considerazione umana. «Un Papa che sbava e può parlare solo a fatica non è presentabile per la società. Ma così facendo, fu crocifisso con Cristo. I chiodi sono passati per le mani di Gesù come per quelle di Giovanni Paolo II. La lancia che è passata per il cuore di Gesù è passata per il cuore di Giovanni Paolo II». In questo modo, conclude il Cardinale nell’intervista, il Papa morente ha dimostrare a tutta la Chiesa che «il sacerdozio non consisteva nel “fare cose” o “essere utili”, ma nel guidare a Dio attraverso la sofferenza».