L’INTERVENTO DEL CARDINAL ZUPPI AL CONSIGLIO PERMANENTE CEI

Tre parole chiave per rilanciare l’operato della Chiesa italiana all’inizio della nuova “reggenza” Zuppi-Baturi: attenzione alla persona, Comunione e rinnovamento. Lo ha detto il nuovo Presidente della CEI Cardinal Matteo Zuppi aprendo la sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, tenutasi in videoconferenza lo scorso 5 luglio 2022. Dopo la nomina di Papa Francesco del Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Baturi, è iniziata ufficialmente la nuova “gestione” della CEI, in sostituzione dei dimissionari Card. Bassetti e Mons. Lo Russo.



«Credo che le attese, espresse in tanti modi all’inizio della Presidenza, ci coinvolgano tutti», ha esordito l’Arcivescovo di Bologna aprendo il Consiglio CEI, «Di fronte a questi segni dei tempi drammatici», ha continuato Zuppi, «sentiamo la necessità di non fare mancare il nostro aiuto alla costruzione di una società più umana e giusta, abitata dalla fraternità. Ma, per questo, non basta solo esortare o deprecare; occorre invece contribuire positivamente con la riflessione, la cultura, la competenza, il coraggio evangelico». In merito al tema cardine della centralità della persona, il Cardinal Zuppi ha allargato l’orizzonte del dibattito comprendendo il fine vita, l’aborto, gli abusi: «necessità di essere conseguenti agli impegni presi, nella trasparenza delle risposte, assumendoci, come deve essere, la piena responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini, migliorando se necessario gli strumenti già decisi. Ci aiuteranno professionisti che sono e saranno chiamati a verificare il nostro lavoro, sia a livello centrale come diocesano, verso i quali sospetti di compiacenza sono offensivi per la loro professionalità».



IUS SCHOLAE E IMMIGRAZIONE: COSA HA DETTO IL PRESIDENTE CEI

Secondo il Presidente della CEI, la Chiesa oggi è chiamata ad un forte rinnovamento: «Ce lo richiedono con urgenza e determinazione – ha spiegato – la sofferenza e la povertà della nostra gente, acuite dall’isolamento e da un tessuto di relazioni così lacerato. Non voglio dimenticare gli anziani, tutti i fragili, come i giovani che non escono di casa e le tante persone con problemi psichiatrici. I poveri sono sempre all’origine della vocazione della Chiesa e la Chiesa è di tutti se è particolarmente dei poveri». In merito al rapporto stretto fra la quotidianità missionaria della Chiesa in Italia e l’estrema povertà purtroppo in aumento nel nostro Paese, il Cardinal Matteo Zuppi sottolinea in videoconferenza la necessità di entrare sempre più in Comunione: «Sappiamo quanto è vasto l’impegno di solidarietà e di amicizia con i più poveri, spesso nascosto nelle pieghe della nostra società. Sono ‘segni’ di questo tempo, che ci invitano a essere più attenti, meno rassegnati. Sono uomini e donne di buona volontà, magari non provenienti dai nostri ambienti, con cui dialogare, stringere legami, parlare: risorse di speranza e di fraternità. La Chiesa, formata dal Cammino sinodale, è chiamata tutta a entrare in dialogo con questi uomini e donne».



Il Presidente dei vescovi italiani ha poi affrontato il tema dell’immigrazione, nei giorni in cui anche all’interno della Chiesa si discute della possibilità di istituire lo ius scholae per i ragazzi figli di immigrati nel nostro Paese: «La migrazione – ha osservato il Cardinale – è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società e richiede approccio umanitario, realistico, istituzionale, di sistema e di visione del futuro per difendere e onorare la propria identità». In merito alla specificità del tema ius scholae, il Presidente Zuppi ha concluso «concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi – il cosiddetto ius scholae o ius culturae – deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate». L’Arcivescovo ha citato poi l’appello di Papa Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante 2013: «evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri».