IL CARDINAL ZUPPI E I “PROBLEMI ETICI”: EUTANASIA, UTERO IN AFFITTO, DDL ZAN

Prete di strada”, “futuro Papa”, “ex sessantottino”: sono diversi gli appellativi legati al Cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna da oltre 7 anni e nuovo Presidente della CEI. Lui però li rifiuta tutti nella sua lunga intervista a “Vanity Fair”, a riconferma del particolare interesse “pop” che genera il sacerdote che ogni giorno celebra messe in San Petronio aperta a tutti. Partiamo dal fondo per recuperare i punti più importanti del dialogo con Silvia Bombino, ovvero dai temi più delicati cosiddetti “etici”: nei giorni in cui il suicidio assistito torna di “moda” nella cronaca mediatica per l’autodenuncia di Marco Cappato di un altro caso di eutanasia da lui stesso accompagnato verso una clinica svizzera, viene chiesto al Cardinale quale sia la posizione del n.1 dei vescovi italiani davanti a casi come Welby, Eluana fino ai giorni più vicini a noi.



«Celebrerei le esequie se una persona morisse con il suicidio assistito? Sì», è la risposta secca del Presidente CEI, che però aggiunge «la Chiesa non ammette l’eutanasia, ma chiede l’applicazione delle cure palliative. Si resta fino all’ultimo accanto all’amato, facendo di tutto per togliere la sofferenza del corpo e dello spirito, quindi senza alcun accanimento, ma difendendo sempre la dignità della persona. La complessità richiede intelligenza, misericordia e amore per capire le vicende della vita». Criterio simile anche per l’apertura fatta più volte dal prelato per la comunità LGBTQ (così come del resto anche da Papa Francesco, ndr): «L’accoglienza non ha una scadenza o un tempo, finché “righi dritto”. Se sei figlio, sei figlio. Se sei fratello, sei fratello, questa è sempre casa tua», spiega l’arcivescovo di Bologna. «Poi posso non essere d’accordo, posso essere per niente d’accordo. All’interno della Chiesa del ddl Zan si è discusso moltissimo. Per esempio: la maternità surrogata è un problema? Sì, è un problema. Ma se mi chiedi di fare un battesimo a un bambino nato così ti rispondo: certo! Lo faccio. L’ho fatto», annuncia Zuppi.



PEDOFILIA, LGBTQ E…: PARLA ZUPPI

Secondo il Cardinale compagno di banco del compianto David Sassoli, l’apertura alla comunità LGBTQ in generale si estende al concetto di famiglie “non regolari” davanti agli occhi della Chiesa: coppie di fatto, unioni civili e simili, per Zuppi «La mia non è una posizione diversa da quella della Chiesa, che è quella dell’accompagnare e dell’accogliere già indicata da Benedetto XVI, e che ha ribadito Papa Francesco più esplicitamente». Citando gli insegnamenti del Vangelo, secondo l’arcivescovo di Bologna «Gesù si lascia avvicinare da una “peccatrice” e non la giudica. A ben vedere si arrabbia solo con i religiosi o quelli che si approfittano di Dio, mentre va a casa dei pubblicani e dei peccatori. Ci ha liberato da tutti i pregiudizi… E noi no?».



Immancabile la domanda sul dramma della pedofilia, con “Vanity Fair” che chiede conto cosa stia facendo la Chiesa italiana dopo i vari dossier aperti negli scorsi anni: dopo aver avviato un’indagine indipendente sui presunti abusi negli ultimi 20 anni, la CEI è attiva per seguire da vicino la vicenda, «Vogliamo che i fatti emergano e siano esaminati con criteri scientifici». Chiosa dell’intervista non può che toccare l’attualità politica di un Paese che nei prossimi due mesi si “gioca” il futuro dei prossimi 5 anni in tema di economia, società e riforme: per il Card. Zuppi è fondamentale convincere i giovani a partecipare attivamente al voto, «Per Paolo VI la politica è la più alta forma di carità. Per molti, e soprattutto per i giovani, invece, la parola ha assunto una connotazione negativa, che rimanda a giochi di potere, a interessi personali, alla corruzione. Ma la disillusione e la rabbia possono indurre a credere che siano reali le soluzioni urlate, facili, a qualsiasi prezzo».