DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE ALLA TERZA (A PEZZI): IL DRAMMA DELLA PACE SECONDO IL CARDINALE ZUPPI
Alle soglie del Giubileo e dopo una tregua di Natale che in diverse parti del mondo è stata del tutto “snobbata”, la proposta di Papa Francesco per cessare il fuoco quanto prima sembra “fuori contesto”: e invece, come sottolinea il Cardinale Matteo Maria Zuppi nel suo editoriale su “La Repubblica”, è proprio la posizione della Chiesa Cattolica l’unica pragmatica e sostenibile con questi scenari internazionali. Il parallelo che ricorda l’arcivescovo di Bologna è tra le parole del radiomessaggio di Papa Pio XII nel Natale 1944 e gli appelli di pace rivolti in questi mesi da Papa Francesco: purtroppo, tanto all’epoca quanto oggi, il mondo si trova letteralmente «dominato dalla guerra», con il conflitto che appare la “normalità.
Dal Medio Oriente al Sudan, dalla Corea del Nord all’Ucraina fino al Sud-Est asiatico: la “terza guerra mondiale a pezzi” denunciata da Papa Francesco si “scontra” con la speranza cristiana che “riaccade” a Betlemme ogni 25 dicembre. È solo la speranza di quel Figlio Gesù venuto al mondo nel modo più umile possibile che può reggere il peso di un vero cambiamento dell’umanità verso il “meglio”: Zuppi ricorda quelle parole di Pio XII che diedero come “vita” allo sviluppo della democrazia, un sistema di governo che pian piano accantonò le violenze delle ideologiche e delle dittature. La pace solo da un sistema “del popolo” può derivare, tanto nel 1945 quando oggi: «per evitare il ripetersi di una simile catastrofe, occorre creare nel popolo stesso efficaci garanzie», delineava ancora il Santo Padre alla vigilia dell’ultimo anno di guerra in Europa. Dopo la fine della II G.M. il mondo “si accorse” di aver bisogno di un sistema politico che evitasse scelte delle «élite disancorate dalla volontà del popolo», da qui la somma importanza concessa alla democrazia e riconosciuta dalla Chiesa come tentativo autentico.
ZUPPI: “LA DEMOCRAZIA IN CRISI E LA PACE DI PAPA FRANCESCO, ECCO COSA PROPONE LA CHIESA”
Il dramma della guerra (e della pace che fatica ad arrivare) aveva portato alla nascita di Costituzioni, tra qui quella italiana, ispirata anche dai valori cattolici di pacificazione e rispetto dell’altro: serve equità tra potere, popolo e ordinamento, ma il difficile equilibrio sembra essere nettamente in crisi oggi, 80 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ed è così che si arriva alla contemporaneità, con il Cardinale Matteo Maria Zuppi che sempre su “Rep” riflette sulla crisi sostanziale della democrazia: la globalizzazione, il distaccamento dalla realtà e la complessa «erosione di élite e popolo» portano ad una dominazione della cultura di guerra e di soprusi.
La Chiesa anche oggi prova ad incarnare una alternativa, a mostrare e testimoniare un modo diverso di vivere il potere ultra-polarizzato dei giorni moderni, riconoscendo però l’origine di tale “svuotamento” rispetto al post-1945: oggi difendere la democrazia, riflette l’arcivescovo di Bologna e capo della Chiesa Italiana, vuole dire rendere più vivi i corpi intermedi data l’enorme erosione presente di «popolo ed élite». La crisi odierna – di cui l’Europa è purtroppo un plastico esempio – è tanto delle classi dirigenti quanto degli stessi popoli: serve sviluppare la cultura dell’incontro e del dialogo, fondanti sull’origine buona di un Dio che si fa carne per salvare (con libertà) il mondo dal male. Una “ricetta” teorica è impossibile, serve una cultura dell’incontro reale che riporti l’umanità a concepirsi come popolo all’interno della casa comune, che è il pianeta. Secondo quanto il Presidente CEI ha spiegato anche in estate intervenendo alla Settimana Sociale di Trieste, i cristiani con il concetto di patria sono serissimi ma sanno bene che è possibile “servire” la propria patria solo considerandola come la casa comune d’origine, quel cielo che «ci rende familiari di tutti e a casa ovunque». Serve superare la crisi della democrazia ricordandosi che è solo nell’incontro cristiano che si fonda la speranza di pace: non è una via “facile” sebbene sia concettualmente molto semplice.