IL DISCORSO DEL CARDINALE ZUPPI ALL’APERTURA DELLA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI IN ITALIA

In apertura della 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, organizzata per l’occasione a Trieste, il Presidente della CEI Card. Matteo Maria Zuppi ha tenuto un discorso alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ancorando i valori del cattolicesimo italiano alla tradizione e sviluppo del Paese nel Novecento (e non solo). «Dal 1907 a oggi il cattolicesimo italiano non è rimasto a guardare, non si è chiuso in sacrestia, non si è fatto ridurre a un intimismo individualista o al culto del benessere individuale, ma ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale»: il n.1 della Conferenza Episcopale Italiana spiega come la Chiesa abbia sempre operato in primi non per sé ma per il «bene comune del popolo italiano».



Citando il pensiero di un grande storico cristiano come Henri De Lubac, il cardinale Zuppi sottolinea come il valore centrale della Chiesa è il racconto di un popolo, è la storia di un popolo che testimonia grazie al Vangelo cristiano tutta l’aderenza concreta alla realtà circostante: «il bene comune non è quello che vale di meno», riflette ancora Zuppi nel suo discorso introduttivo, «ma è quello più prezioso proprio perché l’unico di cui tutti hanno bisogno e che dona valore a quello personale». È questa la bellezza della Chiesa cattolica, dichiara l’arcivescovo di Bologna rivolgendosi al Capo dello Stato: con i suoi limiti e miserie umane, la Chiesa di Cristo come diceva De Lubac, «presenta un carattere eminentemente sociale, che non si potrebbe misconoscere senza falsarla». La nazione intesa come nostra casa comune richiede continuamente un’attenzione al cuore umano e allo spirito universale, come spesso richiamava anche l’ex Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, storico leader della Democrazia Cristiana: «dalla preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa».



IL SALUTO AL PRESIDENTE MATTARELLA E LE SFIDE DELLA DEMOCRAZIA SOTTO L’ORIZZONTE DELL’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO

È netto il passaggio utilizzato da Zuppi nel suo saluto per la Settimana Sociale dei Cattolici in Italia in merito alle critiche che sono state mosse negli anni all’attività della Chiesa: «è madre di tutti, perché solo guidata dal Vangelo. Leggere e qualificare le sue posizioni in un’ottica politica, deformando e immiserendo le sue scelte a convenienze o partigianerie, non fa comprendere la sua visione che avrà sempre e solo al centro la persona, senza aggettivi o limiti». Come San Giovani Paolo II testimoniò perfettamente nel 1994, nel pieno dello scandalo Tangentopoli in Italia scrivendo una lettera alla CEI, «serve testimoniare quell’eredità di valori umani e cristiani che rappresenta il patrimonio più prezioso del popolo italiano».



Commentando poi il tema della Settimana CEI, ovvero «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro», il cardinale Zuppi invita tutti ad osservare la profonda crisi del “noi” che inquadra il nostro tempo attuale: «Grazie a chi continua a partecipare nonostante la crisi del “noi” perché la Chiesa è un luogo dove ci si appassiona al prossimo e, quindi, al dialogo, come è avvenuto in assemblee, convegni, riunioni, nel cammino sinodale, proprio per il suo carattere eminentemente sociale e non egocentrico o di massa». Ringraziando la presenza del Presidente Mattarella, il capo dei vescovi italiani richiama il forte amore e appartenenza all’Italia, e proprio per questo richiama il noi come Chiesa a farci tutti «artigiani di democrazia e servitori del bene comune»: è solo seguendo l’amore testimoniato da Cristo per ogni singola persona umana che è possibile “trovare” la vera rilevanza politica e sociale della Chiesa, «l’amore per Cristo che la porta necessariamente a quello per i suoi fratelli più piccoli!». È infine seguendo l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” che, conclude il saluto il Card. Zuppi, è possibile trovare quell’orizzonte «concreto, possibile, attraente, condiviso». Essere un unico popolo al servizio continuo del prossimo: «guardiamo con preoccupazione al pericolo dei populismi che, se non abbiamo memoria del passato, possono privarci della democrazia o indebolirla! La partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, pur tra le differenze».