Il Cardinale Zuppi, presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, è stato ospite ieri sera in collegamento con il programma di La7, Atlantide. L’Eminenza ha parlato della guerra in Ucraina ormai giunta ad un anno dallo scoppio del conflitto. “Le parole di Putin di ieri hanno alzato l’asticella del conflitto, vanno anche viste fra le righe ma ciò che è preoccupante è che non vi è alcuna prospettiva del conflitto e che l’unica pace sia la vittoria di qualcuno. E’ preoccupante perchè la guerra è una logica geometrica, si riproduce, rialza il livello se non c’è altro”.



“Quindi credo – ha proseguito il Cardinale Zuppi – che l’appello del Papa sia drammatico: Potrà perdonare il Signore tutto questo? Speriamo che sia ascoltato come aveva fatto già ad ottobre di riaprire delle vie. Qualcuno pensa che sia un qualcosa da testardo, da pacifisti da qualcuno che non voglia arrendersi alle evidenze delle parti, io non posso arrendermi. La pace è l’unica via, c’è poco da fare. Bisogna cercare di comporre gli interessi per fare in modo che la pace sia la vittoria”.



CARDINALE ZUPPI: “COME POSSIAMO ARRIVARE ALLA PACE? BISOGNA…”

Ma come possiamo arrivare alla pace in Ucraina? “Penso che ci sono due livelli – ha detto il Cardinale Zuppi – uno che ci riguarda tutti, il livello di partecipazione, interesse, di preghiera, intercessione e pubblica per i credenti, come fa a non farsi proprie queste immagini che abbiamo visto che sono dei venerdì santi. In un anno ci sono stati più morti che nella seconda guerra mondiale, vuol dire che è una violenza terribile, bisogna pensare al cessate il fuco, non è facile ma bisogna volerlo, cercarlo, trovarne le possibilità. Il Papa ha ragione quando parla dei negoziati, che non vuol dire mettere da parte la giustizia; la si deve trovare e parlare di dialogo e negoziato, non rendere tutto uguale, non omologare aggressore e aggredito ma smettere questa carneficina”.



Il Cardinale Zuppi ha aggiunto, di nuovo sul cessate il fuoco e sulla pace: “Tutti cerchiamo di non essere travolti e confrontarci con qualcosa di terribile e di angosciante, le conseguenze le abbiamo già pagate, pensate al grano e all’Africa. Come analogia è un po’ quello che successo con il covid, all’inizio si diceva che sarebbe andato tutto bene, ma poi non è stato così. Dobbiamo guardare in faccia ai problemi. Il Papa si domanda se abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare, ed è esattamente il contrario di ciò che sta avvenendo. La violenza nel Donbass è da un po’ di anni che è iniziata, c’è stata poca attenzione per spegnere il fuoco e applicare gli accordi”. E ancora: “Papa Francesco non si dà pace, sicuramente cercherà di trovare tutti i modi per trovare la pace, non si arrende, non molla, cercherà di trovare tutti gli spazi possibili e poi tessere, perchè arrivare al dialogo e è un mettere assieme e spingere”.