A Marsiglia, il cardinale Gualtiero Bassetti, è ospite della giornata conclusiva degli “Incontri del Mediterraneo”. Qui ci sono anche i giovani provenienti da 31 Paesi per discutere di vari temi, tra cui quello dell’immigrazione. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, racconta: “Lampedusa è lo specchio del Mediterraneo. Racconta l’abissale distanza fra le sponde. Da una parte, le terre della fuga segnate dalla miseria, dalla violenza, dall’ingiustizia. Dall’altra, il continente europeo che sembra voltarsi dall’altra parte. In mezzo, i migranti che mettono a rischio la vita e muoiono fra le onde dove sta naufragando la dignità dell’uomo”.
Ad Avvenire, il cardinal Bassetti va ancora più a fondo, analizzando il tema delle migrazioni: “Nel Mediterraneo si sta consumando una colossale crisi umanitaria. E non possiamo restare indifferenti di fronte a questo svilimento della persona. I migranti sono i crocifissi del tempo presente: come Cristo, rifiutati, umiliati, calpestati. Il loro grido è il grido del Signore. Il nostro mare non dovrebbe essere una tomba o una dolorosa Via Crucis di chi cerca un avvenire migliore, ma un luogo di vita, un crocevia di culture e di civiltà, uno spazio di scambio e di dialogo. È questa la sua vocazione originaria che va riscoperta per farne un “lago” di pace che sia modello per il mondo intero”.
Cardinal Bassetti: “Serve una risposta di solidarietà”
Tutti, nell’emergenza umanitaria in corso nel Mediterraneo, possono e devono fare di più. La Chiesa in primis. Ad Avvenire, il cardinale Gualtiero Bassetti ripercorre un passo del Vangelo per spiegare quanto sta accadendo: “Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e si fermò per soccorrerlo. La parabola è un appello ad avere quella stessa misericordia verso coloro che bussano alle nostre porte. Vanno elogiati gli sforzi già compiuti per salvare le vite e fornire assistenza: esemplare è stata l’accoglienza condivisa dei profughi ucraini. Ma purtroppo si continuano ad alzare muri, a organizzare respingimenti, a chiudere le frontiere”.
Questo vale “all’interno dei singoli Stati, vale a livello europeo. Preoccupa la divisione che si registra fra i Paesi del nostro continente. L’Europa ha una sua precisa responsabilità verso il Mediterraneo: perciò deve unirsi, altrimenti tradisce le sue radici che sono appunto mediterranee. Nessuno Stato può essere lasciato solo, a cominciare dall’Italia. Serve una risposta di solidarietà, compassione, generosità da parte di tutta la famiglia europea che è chiamata a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere politiche d’accoglienza”.