Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’inizio della Settimana Santa più strana che si ricordi, concede una lunga intervista al Corriere della Sera nella quale tocca tutti i temi più significativi che coinvolgono la Chiesa in questa emergenza Coronavirus. Si comincia appunto da questa anomala Settimana Santa, che Bassetti vuole comunque vivere appieno, sia pure in circostanze del tutto fuori dall’ordinario.



L’arcivescovo di Perugia dunque si chiede: “Dov’è la nostra fede? Nella Parola o in un luogo? Tutti noi oggi viviamo nella condizione degli infermi che non possono partecipare alle celebrazioni: ci è data la grazia di comprendere quanto sia dolorosa la limitazione e, allo stesso tempo, quanto sia ricco il nostro spirito quando sa farci riconoscere comunità anche nella distanza fisica”.



Lo sguardo sul futuro del presidente della Cei è di conseguenza all’insegna dell’ottimismo, o sarebbe meglio dire della speranza cristiana: “Torneremo a celebrare tutti insieme, ancora più gioiosi, perché ci saremo ritrovati dopo questa prova”, è l’auspicio del Cardinal Bassetti.

CARDINAL BASSETTI: LA MANCANZA DEI RITI DI PASQUA

Gualtiero Bassetti sa comunque benissimo che per i fedeli è un dolore non poter partecipare alle varie celebrazioni del Triduo e della domenica di Pasqua, tuttavia il cardinale definisce l’impossibilità di poter partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno come “un atto di generosità, nostro dovere verso quanti nell’ emergenza sono in prima linea e, con grande rischio per la loro sicurezza, curano gli ammalati e non fanno mancare tutto ciò che è di prima necessità”.



Nell’emergenza Coronavirus dunque per i fedeli è necessario “declinare insieme riti e vita“: “Mai la celebrazione deve essere pensata separata dalla vita. La prima illumina e sostiene l’ altra”, spiega Gualtiero Bassetti. Il presidente della Cei invita dunque a non fare delle cerimonie pasquali un tema di polemica politica: “Non è tempo di polemiche, ma di perseveranza nella prova, di lungimiranza nella ricerca del bene comune. Insomma, è tempo di responsabilità e si vedrà chi ne è capace”.

Bassetti dunque sintetizza così la posizione della Chiesa italiana: “Abbiamo a cuore prima di tutto la salute dei fedeli, perché l’anima è sì immortale, ma abita un corpo fragile. Nessuno deve essere lasciato solo perché, come ricorda Papa Francesco, nessuno si salva da solo“.

L’ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA ITALIANA

La decisione della Cei di rispettare le disposizioni sanitarie delle autorità civili dunque non è certo stata una rinuncia della Chiesa alla propria autonomia, ma una precisa scelta dal momento che la Chiesa “si fa carico della sofferenza e della difficoltà vissuta da tutto il Paese”. Non è dunque certo il caso di “soffiare sulla paura, attardarci sui distinguo, puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti”, in un momento nel quale “la Chiesa sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese”.

Il cardinal Bassetti dunque ribalta la questione e pone un’altra domanda, in questo caso tutta interna alla comunità cristiana italiana: “Ci sentiamo ancora parte di una comunità che, nelle ristrettezze, vive nella comunione, oppure stiamo ossessivamente rivendicando un’altra idea di Chiesa?”.

La strada giusta, ribadisce il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, è sicuramente quella indicata da Papa Francesco nella Benedizione Urbi et Orbi straordinaria, da solo sotto la pioggia e davanti a una piazza San Pietro vuota.

BASSETTI: PAPA FRANCESCO E GLI “INSEGNAMENTI” DEL CORONAVIRUS

L’immagine del Papa a San Pietro non ci abbandonerà più – afferma il caridnale Gualtiero Bassetti -. La testimonianza fisica della resistenza e della forza di volontà del Pontefice, che sembrava portare su di sé tutto il dolore del mondo, si è unita alla proclamazione della Parola. Francesco, vicario di Cristo in terra, si è fatto luce in una piazza livida, in un mondo scuro. Ci ha mostrato a chi guardare e ci ha ricordato dove fondiamo la nostra speranza”.

In questo modo il Papa ha saputo farsi intendere sia dai credenti sia dai non credenti, con parole “universali e autentiche di conforto, di esortazione, di eternità”. Dunque la piazza era solo fisicamente vuota e il Papa non era solo: “Il Signore sapeva vederci anche se non eravamo lì”.

Il cardinale Bassetti dunque suggerisce alcuni spunti dai quali imparare qualcosa anche nel dramma della pandemia di Coronavirus: “Possiamo imparare a riconciliarci con noi stessi, con chi abbiamo vicino e magari non sapevamo più riconoscere. Possiamo imparare a non essere violenti. Possiamo sostenere lo sguardo dei nostri figli. È un’ esperienza profondamente spirituale, che ci porta a mettere a fuoco cosa è veramente importante, essenziale, nella nostra vita. Lo stesso sforzo che deve fare anche chi ci guida”, ammonisce in conclusione.