Il cardinale Gianfranco Ravasi parla di Twitter

Il cardinale Gianfranco Ravasi potrebbe essere considerato una sorta di vip di Twitter. Veterano della piattaforma, la usa come meglio crede, per portare il suo vangelo e la sua visione della vita ai fedeli sui social, “pongo domande, desidero interloquire” racconta in un’intervista per La Repubblica. Le reazioni negative non mancano neanche al cardinale, ma lui le vede come “uno stimolo a far sì che ognuno dica la sua“, mentre sugli hater veri e propri racconta che ultimamente “sono diminuiti”.



Per il cardinale Ravasi Twitter è sicuramente “il mezzo più classico” tra i sociale, che conserva “due caratteristiche fondamentali della comunicazione religiosa, l’essenzialità e la necessità di selezionare i temi“. Ragioni che lo portano ad essere, facilmente, un mezzo per diffondere anche il Vangelo, e scherzosamente sostiene che “Cristo usava il tweet“. Gli esperti, racconta, lo chiamano tecnicamente “logion, una parola greca che significa piccola frase” e che non è molto dissimile da un tweet fatto bene, “il logion moderno” lo chiama il cardinale. Un mezzo, insomma, per portare la parola del signore ai fedeli che “oggi un’omelia intera, anche del Papa, non la leggono”.



Cardinale Ravasi: “Musk? È stato un po’ ottuso”

Insomma, mentre il mondo sembra sempre più intenzionato a lasciare la piattaforma dell’uccellino blu a causa dell’acquisizione da parte di Elon Musk, il cardinale Ravasi non si fa scoraggiare. Lui sostiene di non voler lasciare Twitter, perché “all’interno dell’orizzonte culturale attuale se cominci a introdurre elementi di censura in tre quarti dei casi non dovresti essere presente”. Il suo modello, sostiene, “è Cristo, che era in cattiva compagnia in maniera sistematica”, ed Elon Musk non basta a farlo vacillare.



Un senso di appartenenza, quello del cardinale Ravasi nei confronti di Twitter, che è anche dovuto al fatto che “io non sono molto capace con gli altri mezzi, Facebook e Instagram”, confessa. Mentre sul CEO di Tesla e Space-X ha ancora qualche considerazione da fare, oltre ad avere un suggerimento per lui. “Le competenze”, spiega, “valgono molto di più di un salario”, dovrebbe “rispettare in maniera un po’ più intelligente la competenza. Tagliare per i numeri, per la borsa, è anche ottusità, non solo mancanza di etica“.