È stato un lungo, profondo ed articolato discorso quello tenuto nella giornata di oggi dal Cardinale Zuppi al quale è stato affidato il compito di dare il via ai lavori – che dureranno fino al 25 di settembre – del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana: un lungo ragionamento interamente concentrato attorno al tema della speranza che può rifiorire anche nei tempi bui che stiamo attraversando per guidare l’intera società verso un futuro più luminoso, di dialogo e in cui nessuno – neanche gli ‘ultimi’ – viene lasciato indietro.



L’apertura del lungo discorso del Cardinale Zuppi è affidata ad un accorato pensiero a “quanti sono stati colpiti dall’alluvione e dalle esondazioni in Emilia Romagna e nelle Marche: preghiamo per quanti sono in angoscia, perché possano continuare a guardare con fiducia al domani, anche quando tutto sembra, ancora una volta, perduto“; per poi ricollegarsi immediatamente alla consuetudine moderna ad “abbassare lo sguardo, perché si presentano situazioni difficili, anzi inestricabili” – come le guerre “in Ucraina e in Terra Santa” – con il concreto rischio di cadere “facilmente nell’individualismo [perché] non credono possibile un futuro migliore“.



Proprio in questo contesto – continua il Cardinale Zuppi – va inserito il ruolo della Chiesa all’alba del Giubileoche ci chiama alla speranza che nasce dall’amore di Cristo. Si può guardare al futuro – ha spiegato il presidente della CEI – con speranza perché la Chiesa è una comunità, [una] famiglia in un mondo in cui la solitudine è lo stato esistenziale dell’uomo” e nel quale si sono persi tutti i “punti di riferimento stabili, prigionieri di una cultura che riduce tutto alla riuscita della propria vita e dei propri affari, a realizzarsi individualmente (..) in un’affannosa corsa per realizzare desideri e cogliere opportunità per un illusorio godimento, per ‘consumare’ la vita, appagando le emozioni“.



Il Cardinale Zuppi: “Serve un profondo rinnovamento della Chiesa e del ruolo della CEI”

Sono “tanti gli uomini e le donne [che] stanno mettendo cuore e mente per realizzare il sogno di una Chiesa sinodale e missionaria – ha spiegato ancora il Cardinale Zuppi soffermandosi sul ruolo che la Chiesa più avere nel futuro dell’umanità –, più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile” in una vera e propria – addirittura “straordinarie” secondo il Cardinale – “opportunità per le nostre Chiese, che non dobbiamo perdere“.

Un discorso che richiama una necessaria riflessione da parte del Cardinale Zuppi sui “problemi” dell’istituzione ecclesiastica, a partire da “alcune prassi e regole non si adattano più alla realtà e vanno per questo riscritte (..) con pazienza e sapienza ma anche con coraggio e intelligenza“; per arrivare fino alle “questioni più delicate e nuove” come – per esempio – “il tema dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa [ma anche] la trasparenza, il rendiconto, la valutazione esterna nei processi decisionali [e] la questione dell’esercizio del ministero di guida del Vescovo in Diocesi“.

Un rinnovamento – quella della Chiesa – che secondo il Cardinale Zuppi non può ignorare una necessaria “riforma della CEI” per renderla “uno strumento ancora più adeguato a servire le nostre Diocesi; uno strumento agile ed efficace, soggetto di comunione e che aiuti la Chiesa a rispondere adeguatamente alle attese così profonde della nostra gente e del mondo“.

Zuppi: “L’Europa deve rimanere un luogo di pace per non cedere alla desolazione dell’individualismo”

Ma dalla macrosfera ecclesiastica il Cardinale Zuppi passa presto la palla anche alle questioni internazionali a partire dalla speranza “che l’Europa resti fedele alla sua vocazione al dialogo e alla pace” che ricordi a tutti i cittadini “di quella storia e di quella cultura che ha fatto grandi le terre europee” riferendosi soprattutto ai “tanti aspetti della cultura europea impregnati di senso religioso che costituiscono l’anima delle nostre società“; senza ignorare i “dati importanti” che ci parlano “dell’invecchiamento della popolazione, delle povertà, del fenomeno migratorio, del secolarismo e dell’individualismo“.

Da questo appello, il Cardinale Zuppi si riallaccia subito all’Italia per ricordare quanto i “recenti fatti di cronaca che hanno avuto come protagonisti i giovani, hanno riacceso i riflettori sulla questione educativa“: un’urgenza che secondo il presidente della CEI “interpella tutti [e] soprattutto, gli adulti chiamati a un maggiore senso di responsabilità. Come Chiesa – ha spiegato il Cardinale – ci sentiamo pienamente coinvolti e non smetteremo di mantenere alta l’attenzione” e propone di rendere nuovamente centrali “luoghi, fisici e non virtuali, in cui tornare a fare esperienza di gratuità e libertà personale e comunitaria” come “oratori, dopo-scuola e [le] tante altre attività formative“.

Dobbiamo lavorare tutti insieme – ha esortato il Cardinale Zuppi – per sradicare i semi dell’individualismo che soffoca la dimensione umana” tenendo a mente che “l’orizzonte” deve essere sempre “quello della speranza [che] è la consapevolezza che Dio illumina il cammino da compiere“, ma senza dimenticare o ignorare che “l’investimento sulla scuola è tra i più importanti per una società che abbia a cuore le nuove generazioni e il suo stesso futuro“.

L’appello del Cardinale Zuppi: “I poveri e i migranti non devono essere lasciati indietro”

Soffermandosi ancora sulla nostra società – poi – il Cardinale Zuppi ha esortato tutti (fedeli e non) a non ignorare “i poveri” perché “ripartire” da loro “vuol dire anche ripartire dal contatto personale, cui siamo tutti chiamati” mettendoli “al centro della nostra vita, della pastorale, della predicazione” e dando particolare risalto “al valore umano dell’incontro con lui” perseguendo gli insegnamenti del Vangelo e dello stesso Gesù Cristo: “Nei percorsi educativi delle nostre comunità e istituzioni – ha ricordato ancora il presidente CEI – il tratto distintivo deve essere la familiarità e il servizio ai poveri

L’ultimo tema affrontato dal Cardinale Zuppi prima dei saluti è stato quello dei migranti, appellandosi alle parole di Papa Francesco per accoglierne l’appello affinché “in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci. Il risultato si ottiene – cita il Cardinale – ‘ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, violenze, persecuzioni e calamità’“; ma aggiungendo anche un’ulteriore complessità sulla necessaria “integrazione” dei migranti sulla quale “bisogna fare presto e prendere i provvedimenti opportuni“.