Il Cardinale Matteo Zuppi, uomo chiave della Santa Sede per la missione di pace tra Ucraina e Russia, si è raccontato, ragionando sull’attualità, sulle pagine del Corriere della Sera. Partendo dalla sua infanzia, infatti, ricorda di aver scoperto “la vocazione verso i 22 anni” quando incontrò “la Comunità di Sant’Egidio [e] il suo fondatore, Andrea Riccardi” e si appassionò delle “messe beat, comunitarie e affascinanti: batteria, basso, chitarra”.



Facendo un passo indietro, però, il Cardinale Zuppi ricorda anche come l’interesse per la Chiesa e la fede nacque fin dalla tenera età, raccontando che suo padre era “direttore dell’edizione domenicale dell’Osservatore Romano”. Del padre ne parla come di “una persona buonissima” che “controvoglia, a malincuore” educava i figli con la cinghia, com’era consuetudine in quegli anni, dato che “per la mentalità dell’epoca, non sarebbe stato un buon padre se non l’avesse fatto”. Di tutt’altra pasta, invece, era lo zio del Cardinale Zuppi, ovvero il “collega” Carlo Confalonieri, sul quale ricorda che “quando andavamo a trovarlo ci inginocchiavamo a baciargli l’anello, gli davamo del lei. Era un brianzolo austero, severo”.



Cardinale Zuppi: “In Ucraina qualcosa comincia a muoversi”

Passando poi alla seconda parte della sua intervista, il Cardinale Zuppi ha voluto parlare anche dell’Ucraina, nella quale, secondo lui, “qualcosa di muove. Sono stato a Kiev e a Mosca, a Washington e a Pechino” mentre “sia i russi che gli ucraini hanno riconosciuto il ruolo della Santa Sede”. Dal conto suo, inoltre, rifiuta l’idea che “oltre alle armi non ci sia altro per sconfiggere la guerra”. Occorre, tuttavia, che il mondo esca “dalla logica della vittoria militare come unica possibilità”, invitando la “comunità interazionale a trovare e garantire soluzioni adatte”.



Il Cardinale Zuppi, peraltro, condanna le punizioni alle Ong che prestano soccorso ai migranti in mare, sottolineando che “se sono complici degli scafisti, allora lo sono tutti quelli che salvano i profughi in mare, a iniziare dalla Guardia Costiera”. Secondo lui, infatti, è ingiusto “criminalizzare l’umanitario”, mentre la strada migliore è quella indicata dal Pontefice, ovvero “gestire il fenomeno, ma non nei lager o neanche nei centri raccolta”, aiutando, per esempio, “sia a partire con i corridoi umanitari, sia a restare”. Infine, poi, il Cardinale Zuppi ha commentato l’ipotesi di imporre il presepe per legge sottolineando che secondo lui finirebbe per “diventare antipatico e divisivo”.