Non servono solo «scudieri intelligenti» quando si è al potere, ma anche «manovalanza di basso rango». Così il professor Franco Cardini parla della squadra di Giorgia Meloni e in particolare del caso Pozzolo. «Davvero mi stupisce il giudizio di chi ritiene che la poveretta si ritrovi della gentaglia senza arte né parte e debba sopportarne le gesta», dichiara lo storico ai microfoni del Fatto Quotidiano. La gente «dal curriculum piuttosto problematico ma efficace sul territorio» serve, perché porta voti. Questa per Cardini è «la logica del potere». Eppure, aveva profetizzato una disgrazia politica, sbagliando. «Il mio errore è figlio di una sopravvalutazione della sinistra, che ormai non ha più legami con le piazze, non muove i fili, non organizza il consenso e non gestisce la protesta. Il mio è stato un errore abbastanza clamoroso», si giustifica Cardini, spiegando che è ciò che accade quando gli storici devono valutare il presente. Pur riconoscendo il tentativo di Meloni di aprire una nuova stagione politica, lo storico evidenzia che «il nostalgismo» resta «un elemento ancora vitale del consenso meloniano». L’elemento nuovo è che è stato abbandonato il sovranismo. «Questo governo è divenuto il più fedele soggetto della politica americana. Il segretario di Stato Antony Blinken è il tutor di Giorgia».



Il problema si pone in caso di eventuale sconfitta di Biden alle elezioni presidenziali Usa. «Trump ha idee lontane da quelle dell’Europa (e dell’Italia) sull’Ucraina, su Israele, su quasi tutta la politica estera occidentale. Il governo italiano ha solo da perderci da un esito che oggi sembra possibile». A proposito delle opposizioni, per Cardini la premier deve temere più Giuseppe Conte che Elly Schlein, in quanto il primo ha «più cartucce perché il suo Movimento è più reattivo. Parte dei voti a Fratelli d’Italia vengono dai Cinquestelle e possono ritornare. Mentre il Pd, l’opposizione di sinistra, è tavola piatta, punto fermo e incomunicabile con la destra». Cardini conferma di non aver mai votato Fratelli d’Italia e di non voler cambiare idea in futuro: «A Giorgia voglio bene, auguro ogni successo ma il suo partito non fa per me».



IL NODO IRRISOLTO DEL FASCISMO E L’APPIATTIMENTO SULLA LINEA AMERICANA DELLA MELONI

Ma il professor Franco Cardini parla del governo Meloni anche alla Stampa, partendo dalla commemorazione della strage di Acca Larentia. «Sappiamo tutti che tra i problemi irrisolti della nostra Storia, come il Risorgimento su cui si fa finta di andare tutti d’accordo, resta la difficoltà di storicizzare il fascismo, che non significa assolverlo, ma analizzarlo e capire che la democrazia ha adottato un metro eccezionale nei confronti del regime. E questo non va bene a tutti». Per lo storico bisogna rivedere la Costituzione, che impedisce la ricostituzione del Partito fascista con un provvedimento «antidemocratico» che viene definito transitorio. Bisogna decidere «definitivamente se si possa rifondare o no quel partito e ogni tipo di partito fascista. In caso negativo, significherebbe vietare un pensiero, con tutti i seguenti dubbi di costituzionalità». Per Cardini la Costituzione, dunque, «non basta sul tema». Lo spunto di riflessione nuovo che offre Cardini nell’intervista riguarda l’interpretazione del saluto romano ad Acca Larentia, che potrebbe essere «un gesto di critica verso il governo Meloni, accusato di ambiguità dai neofascisti e di non aver seguito la tradizione missina dai nostalgici. Quella piazza insomma mette in difficoltà la premier, tra l’altro sappiamo che c’è uno zoccolo duro di FdI che guarda indietro».



Il problema per la premier Giorgia Meloni è che ribadendo il suo antifascismo non verrebbe creduta dai neofascisti e «la sua ala destra si sfalderebbe, conseguenza da evitare prima del voto». Cardini, comunque, non ha dubbi sulla sincerità con cui Meloni ha «preso le distanze dalla sua esperienza giovanile». Ma non condivide della premier anche quello che definisce «appiattimento a livello europeo e italiano sulla linea americana, soprattutto in un momento come questo in cui questa è pericolante. Le consiglierei di perseverare su una sua vecchia idea: il confederativismo europeo». Infine, a proposito della rappacificazione delle “due Italie”, per Cardini bisogna capire che «nega la sua complicità col nazismo e l’olocausto, ma tutti sanno che è stato un fenomeno diverso che difficilmente si riproporrà».