Il ragionamento di Franco Cardini svolto oggi sulla prima pagina dei giornali appartenenti al Quotidiano Nazionale sembra apparentemente partire da un piccolo “spunto”: «Il Covid si porta via le manifestazioni popolari: oggi Siena è senza Palio dopo 76 anni». Ma è su questa decisione figlia della “paura” del coronavirus che lo storico e intellettuale Cardini analizza il valore dei riti collettivi nella cultura di una nazione. E così si riscopre con la loro assenza il valore di sagre paesane, feste popolari e grandi tradizioni dei Comuni italiani: «piacciono, divertono, procurano turisti e fanno girare il fatturato, provocano emozioni che spesso giungono alla commozione: e, storicamente attendibili o meno che siano, inducono a ricordare il nostro passato, magari a riviverlo, perfino a ricostruirlo o a costruirlo tout court». In un mondo che sembra sempre più dimenticare le appartenenze e le identità, sono anche le feste e le tradizioni come il Palio di Siena che aiutano invece a destare la coscienza di un popolo: «Se perdiamo la memoria, perdiamo l’identità: non siamo più nulla», sottolinea Cardini nella lettura sostanziale del grande nodo culturale.



IL DRAMMA DELLA SOCIETÀ SVUOTATA

Secondo l’editoriale del QN la memoria è il fulcro sul quale rilanciare un Paese spaccato come quello che “lascia” il coronavirus: «bisogna ricostruirla: è un gioco di pazienza basato su qualche oggetto spesso miserabile, il ricordo, e la nostra capacità-abilità di saperlo interpretare e quindi di restituirgli la parola. Re-inventare (e inventio in latino significa “scoperta”)» ribadisce Cardini sottolineando la generale indifferenza nel vedere cancellate feste e ricorrenze proprio come il Palio di Siena.



Spietato il giudizio tanto sulle opposizioni quanto sulle forze di Governo, con il professore che sostiene «siccome siamo in sistema democratico e non vogliamo perdere voti, puntiamo il dito contro i liberticidi che per paura o per convenienza stanno defraudando il popolo delle tradizioni che sono la sua anima. Viceversa, se siamo al governo e o facciamo parte delle maggioranze, dal momento che le democrazie mature sono in perpetuo clima preelettorale strilliamo anche noi accusando chi ci accusa di mancar di prudenza e di serietà, di voler giocare sulla salute del popolo». Se il Covid si può combattere, seppur con sacrifici e perdite, l’assenza e l’oblio della memoria è un tema assai più ostico da mantenere: «dalla vuotezza della società dei consumi e dei profitti, forse non guariremo mai», eppure con un pizzico di ingegno e spirito di iniziativa si può sempre ricominciare a «ricostruire questa cosa che ci manca».

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