VERSO GLI 800 ANNI DALLA MORTE DI SAN FRANCESCO: L’ANALISI DI FRANCO CARDINI

Nel 2026 si celebreranno in tutto il mondo gli 800 anni dalla morte di San Francesco, il Santo Poverello patrono d’Italia e d’Europa: intervistato in quanto componente del Comitato Nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte, lo storico e professore Franco Cardini delinea un “profilo” del Santo protagonista dei tanti Cammini in Centro Italia che ogni estate vedono la presenza di migliaia di appassionati e fedeli. «Francesco ha viaggiato molto, soprattutto nell’Italia centrale. Arrivò fino in Egitto dove incontrò il Sultano. E cercò di raggiungere anche Santiago», spiega Cardini facendo riferimento ad una data importante, quella del 25 luglio giorno in cui si celebra San Giacomo, ovvero «Santiago, il cui cammino è un modello per tutte le vie dei pellegrini».



Un cammino che diventa un pellegrinaggio, una metafora molto concreta della vita: «Il viaggio è un elemento fondamentale della vita umana. Tutte le culture esprimono l’importanza del movimento che può essere legato a tante ragioni: alla guerra, all’amore, al commercio, ai cambiamenti climatici ma anche alla nostalgia». Ma il viaggio è anche un rapporto intimo e misterioso con la dimensione del sacro, diverso da noi tanto da attrarci e farci paura: secondo Cardini, il sacro è «credere in un Dio che ogni tanto si manifesta, include l’idea di andarselo a cercare. Il sacro è appunto legato a questi viaggi particolari che noi chiamiamo pellegrinaggi».



CARDINI: “SAN FRANCESCO AMATO PERCHÈ CI FA ‘VIAGGIARE’”

Come racconta ancora lo storico al “Corriere” la storia di San Francesco è intrinsecamente legata al tema del viaggio e degli spostamenti: racconta Cardini come il Santo di Assisi sia stato un uomo che ad un certo punto «si incontra con un qualcosa di diverso che gli cambia la vita». Dagli agi della famiglia nobile alla tonaca dei poveri, spogliato di tutto per offrire la propria persona alla testimonianza di Cristo: «pare fosse sempre dietro alle donne. Poi scopre che questo amore che aveva dentro, questa energia, la vuole trasmettere agli altri uomini perché in loro vede il Cristo. E se si amano gli esseri umani bisogna andarseli a cercare. Lui va in giro per le città, per le campagne. E cammina a piedi perché è povero».



Come incarna oggi anche il Papa che ha scelto di chiamarsi come il Santo Poverello, Francesco va a predicare la pace «in un mondo in cui ci si ammazza anche tra famiglie, dove la guerra è la regola e non l’eccezione». Francesco è andato alle Crociate ma vi ha partecipato, spiega lo storico esperto, come religioso e non certo per combattere: «Il Papa lo chiede, lui è un buon cristiano, ritiene che l’obbedienza sia una delle massime virtù, e così ci va. E lo fa anche per insegnare a tutti la concordia», dai soldati cristiani fino al Sultano Salarino. Il cammino di San Francesco è esteriore e interiore, fa uscire anche oggi chi lo studia e lo “segue” fuori dal proprio tempo: «Mi sono sempre meravigliato del perché la gente lo ami così tanto. Era un povero cristo, aveva bisogno di tutto, è morto pieno di malattie perché non dava nessun peso alla salute», conclude Franco Cardini, eppure può essere ed è un modello per tutti, «Il nostro scopo è essere migliori di quello che siamo. È anche questo è un viaggio, un nostos, il desiderio di diventare diversi e quindi di muoversi. Questo spiega anche il bisogno di mettersi sulle strade fatte da un personaggio che noi reputiamo un modello. Non siamo più nel Medioevo, ma è come un gioco che ci permette di uscire dal nostro tempo e viaggiare per un po’ in un’epoca diversa». L’uomo ritiene che il proprio essere spirituale sia da un’altra parte e per raggiungerlo «serve camminare».