LA STORIA, LA MEMORIA E IL METODO: LA LEZIONE DI FRANCO CARDINI

In vista del Giorno della Memoria il prossimo 27 gennaio 2024, Avvenire prepara nel numero di “Luoghi dell’Infinito” diversi contributi per riflettere sul contributo che la memoria dà alla storia e viceversa: in particolare il quotidiano dei vescovi anticipa oggi in edicola l’editoriale del professore e storico Franco Cardini dedicato interamente alla centralità della storia per “ricordare”. «Contro i pericoli della cancel culture o di letture ideologiche, solo la storia può salvare la memoria», spiega il docente sottolineando le storture del politically correct che già su linguaggio e intelligenza comune ha causato non pochi danni.



«Negli ultimi tempi sembra essersi sviluppata una tendenza alla “pulizia memoriale” attraverso la quale si pensa che i popoli dovrebbero recuperare la loro verginità morale abbattendo ogni simbolo considerato negativo», analizza Cardini mettendo alla “gogna” le pratiche della cancel culture sempre più diffuse nel mondo occidentale. La memoria per l’orrore della Shoah viene poi spesso “diminuita” a dilemma politico, pensando che – da destra a sinistra – si debba in qualche modo “contrapporre” ad altre stragi e altre giuste necessità di “ricordare” come il dramma delle Foibe, le vittime dei regimi comunisti e quant’altro.



CARDINI: “LA STORIA È PER LA COSCIENZA E LA LIBERTÀ, NON È UN TRIBUNALE ASSOLUTO”

Secondo Franco Cardini la “contrapposizione” tra vittime nulla serve a recuperare concordia nazionale e nemmeno a far emergere la verità della storia: essa è «non consiste nella supina e fatalistica accettazione del passato, ma nella sua comprensione profonda, non già nel senso di giustificazione morale bensì in quello di acquisizione della consapevolezza di un processo causale in grado di saper distinguere il differente valore delle scelte compiute e di riuscire a procedere, nel futuro, verso scelte migliori». Attraverso l’analisi di eventi, le strutture e i fatti, la storia arriva a liberare l’umanità dall’angoscia della memoria, rileva ancora il professore.



La memoria infatti, senza la storia, rischia di dissolversi il passato in una nebbia indistinta che fa rivivere la “dicotomia psicotica” delle opposte passioni, conclude Cardini su “Avvenire”: «Solo la lezione della storia purifica la nostra memoria e il nostro ricordo», recuperando “intelligenza” e “cuore” (rispettivamente “mens” e “cor”, parti delle due parole chiave come memoria e ricordo). La storia odia l’amnesia e stempera ogni rimpianto, valutando correttamente «il passato alla luce della coscienza della nostra libertà di agire e della responsabilità delle nostre scelte». In poche parole, secondo Cardini, la storia non esprime alcun giudizio “inappellabile”, non è un tribunale definitivo: «Insegna a scegliere, non a esaltare né a condannare; e, in quanto scienza dominata da una sua intrinseca dinamicità e capace di perfezionarsi, non è mai assoluta»