OMICIDI A LECCO, CHIETI E ORTONA: IL DRAMMA DEI CAREGIVER
Un’emergenza non diventa tale solo dopo dei casi “mediatici” di cronaca ma sicuramente l’attenzione dei “riflettori” rende conoscibile a più persone di realtà presenti e dolorose, magari “latenti” nell’opinione pubblica da anni. E così il legame drammatico di certe esperienze di caregiver in famigliai casi di Lecco, Ortona a Chieti. Nel piccolo comune di Casoli un figlio ha ucciso la madre di 80 anni gravemente malata e ha tentato successivamente il suicidio: a Ortona invece un 70enne si è tolto la vita dopo aver ucciso il fratello disabile grave; infine a Lecco, un anziano 86enne ha ucciso la moglie da lungo tempo invalida a letto e molto sofferente, salvo poi telefonare al figlio confessando il dramma del suo omicidio (e sempre a Lecco lo scorso ottobre una 40enne disabile era stata uccisa dal padre 80enne, poi suicidatosi).
Il “fattore comune” è proprio quello dell’assistenza ad un familiare malato che, per fortuna in casi isolati, può portare all’esasperazione e financo alla tragedia. Su “Famiglia Cristiana” l’intervento di Francesco Belletti, direttore del CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia), pone all’attenzione il dramma di alcune particolari situazioni di caregiver: «tanti episodi in cui la disperazione vince, dopo troppi anni di dedizione, a fianco di un letto, curando la persona amata, magari da decenni». L’emergenza raccontata si sofferma proprio su quei casi in qui una disperata pietà arriva al controsenso di dare la morte al proprio caro prima di rivolgere aggressione contro se stessi non reggendo l’urlo interiore di quanto commesso: «un angosciato grido di chi non riesce nemmeno più a chiedere aiuto, non se lo aspetta più da nessuno».
CENTRO STUDI FAMIGLIE: “CAREGIVER, UN’EMERGENZA UMANITARIA DIFFUSA”
Come giustamente riporta il direttore del CISF, serve sollevare il velo dell’indifferenza e della dimenticanza chiamando l’intera società ad un allarme tutt’altro che secondario come quello di alcuni caregiver e famiglie: «serve una maggiore consapevolezza di questa emergenza umanitaria diffusa, che riguarda tantissime famiglie, che è nascosta in tantissime case del nostro Paese, in cui le persone curano amorosamente i propri cari, al punto da esaurire le proprie risorse fisiche, relazionali, economiche, mentali e psicologiche, fino alla disperazione, soprattutto perché, alla fine, si sentono sole e abbandonate», rileva ancora Belletti. Il tema però non è solo individuare quali strumenti economici e di servizi pubblici possono intervenire a sostegno di situazioni drammatiche come quelle viste nei casi Lecco, Ortona e Chieti: in primo luogo, rileva il CISF, serve «non lasciare soli i propri familiari o i propri vicini di casa, di condividere il peso delle cure, le responsabilità, le difficili decisioni sanitarie. Solo con una reale prossimità, solo con un accompagnamento discreto ed affidabile della società queste famiglie e questi caregiver potranno resistere alla disperazione e alla drammatica fatica che schiaccia lo sguardo a terra e non fa più respirare».
Il tema, affrontato più volte anche da Papa Francesco nel suo Magistero, è tutt’altro che minimo: «La fragilità è di tutti e nelle persone con disabilità è solo più evidente. Non si deve distinguere tra un “noi” e un “loro”, tutti abbiamo bisogno dell’amore di Dio», rilevava il Santo Padre nel Messaggio in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità 2022. Come ha descritto perfettamente il sindaco di Lecco dopo il duplice dramma avvenuto negli scorsi giorni, «nessuno può giudicare questo gesto»; secondo Belletti del CISF, occorre inoltre non lasciare nessuno da solo, questa la vera “rivoluzione” da portare avanti. Dalla comunità sociale a quella della Chiesa, dal Paese alle istituzioni, fino alle persone più prossime dei caregiver, gli stessi altri familiari con cui magari condividere un “peso” molto gravoso per una singola esistenza: l’esperto ricorda poi come vi sarebbe anche una legge del 2018 rimasta ancora inattuata che potrebbe aiutare non poco nel sostegno generale dei casi di caregiver sparsi per il Paese, «deve ancora diventare operativa, ed è urgente che venga attuata, per sostenere davvero, con strumenti concreti e duraturi, la grande disponibilità alla cura che tuttora viene sviluppata nelle nostre famiglie, ma che rischia di avvizzirsi e di esaurirsi, se rimane abbandonata a se stessa», conclude Belletti su “Famiglia Cristiana”.