La questione caregiver è arrivata, tramite un ricorso presentato da una signora italiana e dai suoi familiari, assistiti e rappresentati in giudizio da legali esperti in diritto umani e diritto internazionale, sul tavolo dell’Onu e precisamente il Comitato per i Diritti delle persone con disabilità che ha accolto il ricorso e ha deciso che in Italia non c’è un quadro giuridico adeguato di tutela e assistenza per i caregiver.



Il fatto l’abbiamo più volte denunciato da queste pagine perché risale alla Legge di bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018, bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020, L. 27 dicembre 2017, n. 205 – Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare comma 254. Come peraltro definito dal comma 255 che ha riconosciuto ufficialmente il profilo del caregiver familiare, la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata.



Il Fondo annualmente è stato sempre rinnovato fino ad accumulare ben 75 milioni, ma purtroppo non esistendo una legge che ne regoli l’uso in quanto un Disegno di legge depositato dai pentastellati, molto controverso, ma mai né discusso né tanto meno approvato, è in sonno da parecchi anni. Dunque adora abbiamo attraverso una più che discutibile decisione del ministero del Lavoro e del ministero della Disabilità visto attribuire alle Regioni i Fondi del triennio 2018/2020, impegnati per vari e discrezionali usi, tutti tranne che a favore dei caregiver familiari e spesso retribuendo le cd badanti che non sono i familiari.



Siamo di fronte a un vuoto legislativo da colmare il prima possibile, soprattutto nel definire i diritti fondamentali di una persona che si ritrova a ricoprire il ruolo di caregiver. Il Fondo per il 2021 ha una disponibilità di 23,7 milioni di euro e di 25,8 milioni di euro sia per il 2022 che per il 2023. Da sapere infine che la Legge di Bilancio 2021 (comma 334, art. 1, Legge n. 178/2020) ha istituito un Fondo per gli interventi legislativi di valorizzazione dell’attività di cura non professionale del caregiver, che punta alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico delle attività di cura non professionale del caregiver familiare. Per il triennio 2021-2023 si parla di una dotazione di 30 milioni di euro per ciascun anno. Tutto ciò fa comprendere che una legge sul caregiver è quanto mai necessaria per rendere ancora più tutelata una categoria che, secondo alcune stime, riguarda circa 7 milioni di persone in Italia.

Ci auguriamo che sia il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (che ha in gestione ora il Fondo) che il ministro per la Disabilità si adeguino e mettano in sicurezza la normativa evitando così sanzioni disciplinari molto umilianti per noi che troppo spesso citiamo la Convenzione Onu a cui abbiamo aderito dal 2009 per i Diritti delle persone disabili e poi nei fatti ne tradiamo gli obiettivi; come quello, per esempio, di trascurare il fatto che sono donne di età compresa tra i 45 e 65 anni le caregiver e che hanno dovuto abbandonare il proprio lavoro. Dunque, le risorse del Fondo devono essere riorientate e utilizzate per il rimborso delle spese, servizi di assistenza economicamente accessibili, un regime fiscale agevolato, un orario di lavoro flessibile, il riconoscimento dello status di caregiver nel sistema pensionistico.

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