La dipendenza dalla Cina per l’approvvigionamento delle materie prime per l’industria farmaceutica sta comportando un serio problema di carenza di farmaci generici in tutta Europa. Tanto che in alcuni ospedali si sta lanciando un allarme per quanto riguarda alcune malattie croniche e reparti nei quali risultano introvabili molti principi attivi. In Germania le industrie del settore stanno cercando un’alternativa per compensare, e sono molti gli esperti che affermano che il futuro può essere rappresentato dai farmaci detti biosimilari.
Cioè delle versioni differenti da quelle classiche ufficialmente non brevettate ma con caratteristiche ed efficacia comprovata simile a quella del principio attivo tradizionale. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung in un articolo sottolinea che attualmente è proprio in Europa che sussiste il primato di produzione di questi prodotti. Un’opportunità di ulteriore sviluppo ed investimento nel campo potrebbe essere quindi una soluzione per iniziare un processo di indipendenza dal mercato asiatico. Il 51% di questi prodotti viene dall’Ue, dei quali il 30% proprio da aziende in Germania.
Farmaci biosimilari, “Europa aumenti produzione per limitare monopolio cinese”
Per limitare le importazioni dalla Cina necessarie alla produzione dei farmaci generici e quindi il monopolio asiatico che attualmente rappresenta un problema per tutta l’Europa, occorre puntare sempre di più su medicinali biosimilari. Il problema però attualmente è che il costo di produzione rispetto a quelli tradizionali si aggira su un 50% in più circa a livello industriale.
Per conquistare il mercato quindi, come sostiene il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, potrebbe essere necessario il sostegno del governo alle industrie farmaceutiche che decideranno di implementare lo sviluppo di questa tecnologia. Questo soprattutto per competere con Cina e India, paesi nei quali i biosimilari sono ancora al 15%, quindi una corsa all’aumento europeo, oltre ad una crescita economica e limite al monopolio asiatico, significherebbe anche meno carenza a livello internazionale.