La situazione dei medicinali che scarseggiano diventa sempre più insostenibile. Al Governo si stanno rivolgendo tutti i settori coinvolti, dalla produzione alla distribuzione alle aziende ospedaliere e farmacie cui a loro volta si rivolgono le persone sempre più allarmate: si è persino arrivati dai medici di base (anche pediatri) a prescrivere meno confezioni al paziente per non rischiare, come peraltro è successo in periodi “normali”, di costruirsi in casa delle riserve (farmacie familiari) poi inutilizzate.
L’aggravarsi di criticità più volte rilevate, oltre ai “classici” mancanti, registra rotture di stock su un gran numero di prodotti, con evidenti ricadute sulla disponibilità ai cittadini di medicinali, anche importanti come antiasmatici, antipertensivi, neurolettici e antiepilettici. Si stanno abbattendo sull’intero settore farmaceutico gli effetti combinati della crisi pandemica (che accresce la richiesta di alcuni prodotti) e di quella economica (inflazione, aumenti dei costi per energia e trasporti, scarsità di materie prime) che, incidendo anche a livello produttivo, provocano conseguenze a cascata nella filiera con ritardi nelle consegne dei medicinali ai magazzini dei distributori intermedi che si ripercuotono infine sulle strutture ospedaliere, sulle farmacie e sui cittadini con forti rallentamenti nelle consegne.
La situazione epidemica è sempre abbastanza grave: nella settimana conclusasi domenica sono stati segnalati all’Oms più di 2,1 milioni di nuovi casi di Covid, si tratta di un calo del 15% rispetto alla settimana precedente, ma il responsabile tecnico dell’Oms ha parlato di una “sostanziale sottostima” della reale circolazione del virus perché la sorveglianza e i test sono diminuiti insieme al calo dei casi, affermando inoltre che il coronavirus è “ancora una pandemia, e sta circolando in modo piuttosto diffuso in tutto il mondo”, e che ora l’attenzione è rivolta soprattutto ai ricoveri e ai decessi. Noi intanto ci domandiamo in che cosa dobbiamo ancora dipendere a livello internazionale ed europeo per la tutela della nostra salute ?
Il Consiglio Ue sull’energia del 30 ottobre a Bruxelles è stato sollecitato a promuovere misure urgenti per garantire la fornitura soprattutto dei medicinali generici, messa a rischio da crisi energetica, inflazione, politiche di controllo dei prezzi che hanno raggiunto livelli record e alcuni dei nostri produttori rischiano di avere le forniture di gas razionate o di non poter continuare le attività manifatturiere a causa dei prezzi elevati. Qualsiasi arresto della produzione, anche temporaneo, ha effetti dannosi sulla fornitura di medicinali ai pazienti e richiede uno sforzo significativo e lunghi ritardi per riprendere l’attività di produzione.
Diversi farmaci (per esempio, medicinali sterili, biologici e antibiotici) sono prodotti attraverso complessi processi di riscaldamento e raffreddamento dedicati per la loro produzione e consegna a ospedali e cliniche o richiedono processi ad alta intensità energetica per la produzione di ingredienti attivi o formulazioni. Ciò richiede una fornitura continua di energia a prezzi accessibili che consenta ai produttori europei di competere con la Cina dove i prezzi dell’energia industriale sono controllati. Dunque noi siamo consapevoli che, pur avendo una ricerca scientifica d’eccellenza, ultimamente in particolare sui vaccini e sulla scoperta di farmaci innovativi per la cura del diabete, colesterolo e disturbi dell’umore, siamo ancora scarsi se non addirittura assolutamente ostaggi di Paesi come la Cina per la produzione, e le risorse previste dal Pnrr, come peraltro ammesso dallo stesso Presidente della Conferenza Stato Regioni Fedriga, sono insufficienti.
Ci auguriamo l’avvio di un confronto urgente, costruttivo e realmente efficace con tutti gli attori del sistema sul problema carenze e non solo, al fine di individuare in una visione d’insieme le soluzioni più adeguate ad assicurare una sanità realmente focalizzata sui bisogni di salute della popolazione.
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