Il caricabatterie per gli smartphone universale, potrebbe essere più vicino di quanto previsto. Nel giro di breve tempo, infatti, ogni dispositivo mobile potrebbe avere uno stesso modo di ricarica, con conseguente addio quindi alle varie differenze che esistono oggi sul mercato fra Apple, Samsung e via discorrendo. Nella giornata di oggi, giovedì 23 settembre, la Commissione Europea presenterà una proposta legislativa che potrebbe appunto trasformare in realtà, una battaglia che, come sottolineato dai colleghi de La Stampa, dura ormai da anni.
Se la legge venisse approvata, non bisognerà più buttare il caricabatterie ogni qual volta cambieremo marca del nostro smartphone, ed oltre ad un risvolto positivo dal punto di vista dei costi, tutto ciò si tradurrà in particolare in una riduzione dell’impatto dei rifiuti elettronici sul nostro pianeta, un problema tutt’altro che da sottovalutare. L’Unione Europea sta portando avanti questa battaglia da più di una decade, e precisamente dal 2009, quando aveva ottenuto una sorta di uniformità, limitando il numero e la varietà delle soluzioni di ricarica: così facendo si passò da oltre trenta tipi diversi di caricabatterie agli attuali tre.
CARICABATTERIE UNIVERSALE, SECONDO LA APPLE SAREBBE NEGATIVO
Il prossimo step, quello che verrà proposto oggi, sarà quello di istituire come standard la porta USB-C, che al momento è quella più utilizzata fra gli smartphone, avendo un tasso di diffusione pari all’80%. E’ infatti presente in tutto i dispositivi Android di conseguenza toccherebbe ad Apple adattarsi, tenendo conto che negli ultimi anni i prodotti dell’azienda di Cupertino sono stati dotati della porta proprietaria Lightning.
Nel giro delle prossime ore capiremo quindi se questa battaglia dell’Ue sarà vinta o meno, e in caso di esito positivo, seguirà una legge che obbligherà tutti i produttori di smartphone ad adattarsi al nuovo standard entro un determinato lasso di tempo. Ovviamente bisognerà superare le resistenze di Apple, secondo cui tale modifica comporterebbe invece più rifiuti tecnologici, tenendo conto l’enorme diffusione di melafonini nel mondo.