Dal 2019 sono stati spesi per il Reddito di cittadinanza 34 miliardi, ma sono stati incentivati solo 1.500 contratti. Il sussidio, abolito dal governo Meloni, a dicembre sarà pagato solo a 700mila famiglie, tra cui 48mila ripescate tra quelle che avevano ricevuto il messaggio di stop dall’Inps. A metà mese verranno anticipate le domande per il nuovo strumento, l’Assegno di inclusione (Adi), che partirà da gennaio. Lo assicura Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps dal 2022. Nell’intervista a Repubblica traccia un bilancio, spiegando come sono cambiati i beneficiari. «Fino alla metà dell’anno scorso riscontravamo un aumento di quelli in età lavorativa. In seguito un calo costante, dovuto al miglioramento dell’economia e alla rinnovata dinamicità del mercato del lavoro».
I nuclei usciti dal Reddito di cittadinanza «hanno un Isee più alto di quanti restano che quindi hanno assegni in media più alti del 4%. Da settembre ha inciso anche la sospensione del Reddito dopo 7 mesi di fruizione. Ad ottobre lo hanno preso 820 mila famiglie». Caridi conferma che non abbia funzionato il collegamento con le politiche attive. «Le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 ad oggi. Le nuove misure incideranno di più, grazie a Siisl. L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà sempre più efficiente e supportato dall’intelligenza artificiale. L’offerta di formazione e di politiche sociali più mirata». Pertanto, per il direttore generale dell’Inps ci sono i presupposti per un salto di qualità.
DAL REDDITO DI CITTADINANZA ALL’ASSEGNO DI INCLUSIONE
Per quanto riguarda la revoca del Reddito di cittadinanza a migliaia di famiglie via sms, avvenuta nel mezzo dell’estate, Vincenzo Caridi spiega a Repubblica che in totale ne sono stati mandati 180-190mila. «Entro novembre c’era la possibilità di rientrare nel Reddito, se presi in carico dai servizi sociali. È successo per 48 mila famiglie. Dall’11 dicembre Inps pagherà loro tutti gli arretrati e dal 21 dicembre l’ultima mensilità». Le famiglie uscite dal Reddito di cittadinanza che hanno fatto domanda per i 350 euro del Supporto formazione e lavoro sono 74mila, ma le domande arrivate al 6 dicembre sono 124mila, di cui 56% donne, con età media 42 anni. Caridi aggiunge che Campania e Sicilia sono avanti con 61.300 domande. «Alcuni percettori hanno deciso di non richiedere il nuovo strumento. Altri che magari erano ex beneficiari di Reddito sono rientrati. Delle 124 mila domande, quelle inserite in modo completo in Siisl con il curriculum e con il Pad sottoscritto, il Piano di attivazione digitale, sono però solo 49.300», aggiunge il direttore generale dell’Inps.
Quelle che hanno completato il percorso sottoscrivendo il Patto di servizio presso il Centro dell’impiego e avviando concretamente una politica attiva, partecipando ad un corso di formazione o un progetto utile alla collettività (Puc), sono quelli che possono ricevere i 350 euro. «Renderemo noti i dati alla fine di questo mese o all’inizio del prossimo. Non ha senso fare il punto su una misura nuova, partita l’1 settembre, prima dei tre mesi di implementazione». Infine, riguardo le lamentele delle Regioni riguardo il mancato dialogo delle piattaforme con Siisl, Caridi chiarisce: «Tutti i dati caricati nei sistemi collegati a Siisl vengono recepiti e gestiti. Inps paga quanti hanno completato l’iter e che sono segnalati su Siisl. La logica ora è cambiata: i 350 euro non sono un sussidio, ma un’indennità che accompagna solo chi si attiva».