A Genova si stanno giocando contemporaneamente diverse partite, alcune note, altre meno. Mentre la demolizione del Ponte Morandi (vicenda più nota e dolorosa) va a rilento, in questi giorni è tornata in auge la tormentata crisi della Carige, la banca ligure, antica quasi come il Monte dei Paschi, che da circa sei anni è alla ribalta delle cronache. Sotto la Lanterna però si potrebbe aprire anche un terzo caso, quello che riguarda Edoardo Rixi, viceministro leghista alle Infrastrutture e ai Trasporti, per il quale si aspetta la sentenza di primo grado del tribunale di Genova per il prossimo 30 maggio, in quanto coinvolto nel processo cosiddetto delle “spese pazze”.



Nel capoluogo ligure si tiene oggi un’attesa assemblea dell’Associazione Piccoli Azionisti di Banca Carige, presieduta da Silvio De Fecondo, il quale ha dichiarato al Sussidiario di aspettarsi una seria assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dai principali azionisti come Malacalza e Volpi, ma ha anche auspicato che la politica locale e nazionale, il Governo, la Banca d’Italia facciano in modo di trovare una soluzione per non mettere definitivamente in crisi una banca che gestisce il 20% dell’economia ligure. Inoltre, pare che in questi giorni ci siano molti contatti e trattative riservate per trovare una soluzione e in un comunicato di ieri Malacalza Investimenti ha dichiarato che c’è un “orientamento favorevole al sostegno di Banca Carige nel quadro di piani e investitori che assicurino il realizzarsi di una operazione di mercato tutelando, al tempo stesso, il ruolo della banca sul territorio e tenendo nella dovuta considerazione l’impegno di tutti gli azionisti che la hanno sostenuta con ripetute iniezioni di capitale”. Secondo De Fecondo, questa dichiarazione distensiva del primo azionista indica che a breve si dovrebbe aprire la soluzione della banca genovese, grazie all’interessamento di un istituto di credito italiano. Sarebbe quindi alle porte, il condizionale è d’obbligo visti i tanti colpi di scena degli ultimi anni, una soluzione italiana, dopo l’addio dei fondi esteri come Blackrock.



Se sulla crisi Carige potrebbe tornare il sereno, all’orizzonte della politica ligure si addensano nubi minacciose e il temporale potrebbe scoppiare su tutto il Paese. È infatti attesa per giovedì 30 maggio la sentenza di primo grado al processo che ha visto coinvolti 23 consiglieri e assessori regionali di tutti gli schieramenti eletti nella scorsa legislatura regionale e accusati dalla Procura di aver utilizzato i rimborsi spese per scopi non istituzionali. Tra questi i leader della Lega ligure, Edoardo Rixi e Francesco Bruzzone. In particolare, è molto delicata la situazione del viceministro Rixi, in quanto se i giudici si pronunciassero per la condanna, si ripresenterebbe nel governo Conte, subito dopo le elezioni europee, un nuovo caso Siri. In questo caso ci sarebbe l’aggravante di una condanna, seppur di primo grado, per peculato.



A questo punto il can can dei Cinque Stelle sarebbe assordante e la lotta intestina tra i due alleati di governo a tutto campo, acuita anche dal fatto che, se i sondaggi trovassero conferma, la Lega potrebbe scavalcare di circa 10 punti M5S, attestandosi attorno o sopra il 30% dei consensi. Lo scontro frontale sarebbe inevitabile, anche perché l’eventuale condanna del viceministro farebbe scattare le procedure della legge Severino, che prevede che la decadenza da deputato sia votata dall’assemblea parlamentare di appartenenza. Una crisi parlamentare che potrebbe sfociare in crisi di governo.

Anche sotto la Lanterna la situazione politica è diventata molto fluida e sembra lontano il tempo in cui la Liguria era considerata il laboratorio politico del centrodestra. Nel 2015 Giovanni Toti si presentò come l’uomo che poteva permettere una riscossa a tutte la componenti politiche dell’ex Pdl e ora, che il modello politico si è concretizzato in tante altre regioni, il meccanismo sembra incepparsi. Toti stesso pare che non goda più del pieno appoggio politico di Berlusconi e la Lega, diventata forza di governo, dall’alto del suo poderoso consenso sembra intenzionata a vivere una stagione politica meno vincolata agli azzurri, che in Liguria si vestono di arancione. A parte le confusioni cromatiche, in questo frazionato contesto politico, se non ci saranno novità, si fa concreta la possibilità di una debacle elettorale del centrodestra alle prossime elezioni.

Che vengano prima le politiche nazionali o le regionali del 2020 non è però ancora dato saperlo e la risposta la scopriremo in un’aula del tribunale di Genova alla fine di questo mese.

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