Il capitalismo woke è quasi al picco, poi finirà: non ha dubbi Carl Rhodes. Intervistato da La Verità, il docente di Teorie dell’organizzazione alla University of Technology di Sydney ha posto l’accento sul capitalismo progressista, svelandone contraddizioni e lati oscuri. Nato negli anni Sessanta all’interno della cultura afroamericana ma con accezione positiva, il termine woke è diventato molto più popolare negli anni 2010 con il movimento Black Lives Matter, ma poi il modo in cui è stato utilizzato è cambiato. “Possiamo dire che il significato originario del termine sia stato corrotto”, le paorle di Rhodes: “Da parte di persone che hanno una idea molto superficiale delle questioni politiche e che adottano questo termine soltanto perchè è alla moda. In molti casi, adesso, woke è utilizzato in maniera critica, soprattutto nei riguardi delle corporation”.



Carl Rhodes sulla religione woke

Secondo Rhodes le grandi corporation sposano cause come quelle Lgbt quando sanno da che parte pende l’opinione pubblica: “È come se scommettessero su un risultato sapendo già che uscirà: non mettono mai i loro profitti a rischio. Il capitalismo woke è sempre e comunque capitalismo, non meno di ogni altra forma di capitalismo: ha un’agenda da seguire e quindi va sempre a cercare quello che considera sicuro”. Sul destino del capitalismo woke, Rhodes non ha dubbi: “Non penso che abbia raggiunto la fine del suo ciclo. Non penso, però, che durerà per sempre, perchè in fondo è un po’ una moda. Come qualsiasi moda, passerà. È successo con Bud Light o con Disney. Ma non siamo ancora alla fine”.

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