Il nome di Carla Fracci ha certamente contribuito a dare lustro al nostro Paese anche oltre ai nostri confini, oltre a essere stata una delle stelle più importanti nella storia del teatro La Scala di Milano. A contribuire al suo successo non sono state solo le sue doti tecniche, certamente indiscusse e riconosciute da appassionati e addetti ai lavori, ma anche la sua umiltà, che non è mai mancata anche all’apice del suo successo.



A sostenerla in ogni occasione c’è stato il suo Beppe Menegatti, diventato suo marito nel 1964. Entrambi hanno condiviso l’idea di tenere nascosta al pubblico la malattia con cui la danzatrice stava combattendo e che le è poi stata fatale. Le sue ultime ore di vita sono state trascorse in compagnia dell’uomo e del figlio Francesco, a seguito di un ricovero in ospedale. Purtroppo, le sue condizioni di salute sono precipitate nell’arco di pochissime ore, fino al decesso, avvenuto il 27 maggio scorso: tuttavia, tutti gli ammiratori di Carla Fracci erano già in apprensione da giorni, perché, malgrado il sopra menzionato riserbo, sapevano che la donna si era aggravata.



Carla Fracci, come è morta? La discrezione che non l’ha mai abbandonata

Nonostante la fama acquisita e i riconoscimenti ottenuti anche in ambito internazionale, Carla Fracci ha sempre fatto il possibile per tenere la sua vita privata lontano dalle luci dei riflettori. Solo al momento della sua morte si è quindi venuti a conoscenza del tumore contro cui stava combattendo. Non ci sono però aggiornamenti su dove lo avesse, né se lei fosse a conoscenza della gravità della situazione. Nelle sue ultime ore di vita il suo Beppe non l’ha però mai lasciata sola. Impossibile non commuoversi di fronte alle parole utilizzate dall’uomo: “Vorrei dire tante cose, perché è una vita insieme, dal 1953 a oggi che ci si conosceva, abbiamo fatto tante cose, un figlio meraviglioso che è qui con me e presto arriveranno anche i nipoti da Roma, ma è troppo triste. Troppo.



Gli ha fatto eco il figlio Francesco Menegatti, architetto e insegnante al Politecnico di Milano, che ai microfoni del “Corriere della Sera” si è detto “devastato” per una morte “che non ci aspettavamo. C’è stato un rapido peggioramento, ed è volata via. Sì, volata. Gli ultimi istanti? Non parole, ma sguardi pieni di profondo amore per me, per mio papà Beppe, per la collaboratrice storica Luisa Graziadei, per mia moglie Dina e per i suoi nipoti, Giovanni e Ariele”.