Dalla carriera alla vita privata, Carla Gravina a tutto tondo ai microfoni di Io Donna. La celebre attrice, nota in particolare per le sue interpretazione ne “La donna invisibile” e in “Senza movente”, si è raccontata senza filtri ed uno dei passaggi più interessanti dell’intervista è legato all’amore con Gian Maria Volontè, star del cinema nostrano e padre della figlia Giovanna Gravina.



La relazione tra Carla Gravina e Gian Maria Volontè fece scandalo: l’attore infatti era sposato con Tiziana Mischi e per legge non poteva riconoscere la figlia nata dal loro amore. Una storia che ha avuto anche delle ripercussioni per l’interprete, che perse una serie di contratti per questo motivo. E il giudizio della Gravina è piuttosto duro: «Un mostro-mostro, che ho amato tanto! Ho ancora qua davanti la foto del primo sguardo… Eravamo a Verona nel 1960, due pischelli che – durante le prove di Romeo e Giulietta – si stanno fissando. Ci siamo tanto amati, tanto detestati, tutto: però abbiamo messo al mondo una bella figlia e ora ho un bel nipote, che magari mi renderà bisnonna».



CARLA GRAVINA E L’AMORE CON GIAN MARIA VOLONTÉ

Nel corso della lunga intervista Carla Gravina ha spiegato di essersi sentita «corretta e scema» nel non tradire Gian Maria Volontè nonostante le “opportunità” avute. Una definizione parecchio dura, ma spiegata così: «Mi ha tradito come un pazzo! E non mi ha neppure aiutato a mantenere la bambina». L’attrice ha spiegato che Volontè ce l’aveva con lei perché non è voluta tornare con lui, ricordando un particolare finora inedito: «Una sera mi avverte: vado alla S.A.I., il sindacato attori. Ok, allora io esco con gli amici. Siamo al ristorante, una lunga tavolata, e a un certo punto uno mi avverte: «Carla, non ti voltare: nell’altra sala c’è Gian Maria». Mi giro, ovvio: era lì con Mireille Darc. Mano nella mano, occhi negli occhi». Carla Gravina ha aggiunto: «Ah, ma mi sono vendicata! Quando si sono alzati per uscire – tutti cipcip cipcip – li ho raggiunti fuori, erano davanti alla macchina (mia, peraltro) e si stavano baciando. Pensate al mio cuore! Però in questi casi divento di una freddezza pazzesca: ho fatto il nostro fischio (io e Gian Maria avevamo questo “segnale”). Non dimenticherò mai la faccia di lui quando mi ha visto! Mi sono avvicinata a passi lenti come nel Far West (so diventare sparviera!), ho preso fra le nocche la guancia della fanciulla e l’ho girata come faceva mio padre con me: «Carina, la ragazza…»».

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