Tutto sembra distinguerli: età, epoca, vocazione, imprese, famiglie, educazione… ma diverranno santi, dopo l’approvazione da parte del Papa dei rispettivi miracoli, per eventi quasi identici.
Il beato Carlo Acutis e il beato Giuseppe Allamano hanno ottenuto da Dio la guarigione miracolosa di due persone colpite alla testa. La Chiesa conferma autorevolmente che nella realtà è accaduto qualcosa che ci sfugge, che non dipende da noi, che avrebbe potuto non esserci e invece c’è. I miracoli sono sempre l’incontro fra due realtà: la nostra e quella di Dio, che decide di fare irruzione prendendosi l’ultima parola su una circostanza precisa di cui si conoscono tutti i connotati.
Molti conoscevano quel giovane prete torinese, nato nel 1851, alunno di don Bosco e nipote di don Cafasso. Alcuni vescovi lo mal sopportavano per via della sua insistenza sull’urgenza di acconsentire alla partenza dei sacerdoti per le missioni. Lui stesso, pur desiderandolo, a motivo della salute non potè partire. Si dedicò, con una pazienza infinita, alla formazione dei futuri missionari aprendo un istituto apposito, viste le resistenze dei vescovi. Nacquero così i Missionari e le Suore Missionarie della Consolata.
Un uomo conosciuto da tanti, eppure qualcosa di lui a tutti sfuggiva. Come il giovane Carlo Acutis. Una vita appassionata, piena di slanci, di intrepidi tentativi di comunicare il suo cuore: Gesù. Persino dentro la sfida della leucemia, che lo consumò a soli 15 anni, passando gli ultimi giorni all’ospedale San Gerardo di Monza, santo di cui ricorre la memoria fra pochi giorni (6 giugno).
Ecco il fatto “che ci è sfuggito” così come lo riporta la fonte ufficiale Vatican news: “Tra i tanti pellegrini sulla tomba, l’8 luglio 2022, un venerdì, c’è anche una donna, Liliana, della Costarica. Si inginocchia, prega e lascia una lettera, parole di speranza che avvolgono l’angoscia peggiore per una madre. Sei giorni prima, il 2 luglio, sua figlia è caduta nella notte dalla bici mentre tornava a casa nel centro di Firenze, dove dal 2018 la ragazza si trova per studiare. La notizia che arriva dall’ospedale Careggi è di quelle che schiantano. Trauma cranico molto grave, intervento di craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione, speranze di sopravvivere quasi nulle. Quel 2 luglio, la segretaria di Liliana comincia a pregare il beato Carlo Acutis e l’8 Liliana stessa va ad Assisi. Quello stesso giorno l’ospedale informa: Valeria ha ripreso a respirare spontaneamente, il giorno dopo riprende a muoversi e parzialmente a parlare. Di lì in avanti è uno di quei casi in cui i protocolli medici si fanno da parte. Il 18 luglio la Tac mostra la scomparsa dell’emorragia e l’11 agosto la ragazza viene trasferita per la terapia riabilitativa, ma dopo solo una settimana è chiaro che la guarigione completa è ormai a un passo. E il 2 settembre madre e figlia sono di nuovo ad Assisi sulla tomba di Carlo a dire il loro infinito grazie”.
La Chiesa conferma ciò che Dio fa. La prima opera che Lui fa siamo noi. Tutto concorre perché questo Suo capolavoro faccia quotidiana memoria della propria appartenenza, a volte con i miracoli, sempre dentro un cammino.
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