LA TESTIMONIANZA DI ANTONIA SALSANO A 18 ANNI DALLA MORTE DEL PROSSIMO SANTO CARLO ACUTIS

Sabato prossimo – 12 ottobre 2024 – la Chiesa Cattolica celebra i 18 anni dalla morte del Beato Carlo Acutis, pronto ad essere proclamato Santo durante il Giubileo 2025: da Assisi, dove è sepolto, a Milano dove viveva il “Santo del web” con i genitori Antonia Salsano e Andrea Acutis, è tutto pronto per le celebrazioni su una delle figure laiche più incidenti degli ultimi anni. Morto a soli 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante, Carlo ebbe un’incredibile anche se breve vita sociale, familiare, comunitaria e religiosa che lo portò ad essere ora conosciuto in molte parti del mondo. Un giovane fuori dal gregge (inteso come potere e cultura dominante) ma che amava il gregge (ovvero il “prossimo”), facendo piena testimonianza dell’incontro cristiano con qualcosa e qualcuno che riempie davvero il cuore dell’uomo; testimonianza di un rendere «santa la normalità».



Intervistata da Marcello Foa nella puntata odierna di “Giù la maschera” su Rai Radio1 è la stessa madre di Carlo Acutis a provare a raccontare da vicino quale sia stata l’autentica e miracolosa normalità a portare quel figlio morto giovanissimo ormai alle soglie della canonizzazione già annunciata da Papa Francesco. «Io per dire normale intendo proprio che viveva una vita come tutti i suoi coetanei, andava a scuola, aveva degli amici, faceva qualche sport e aveva soprattutto la routine del quotidiano»: per Antonia Salsano, così come per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare Carlo Acutis nella loro esistenza, quel ragazzo appariva come normalissimo ed esagitato, con il sorriso stampato in volto e la volontà di essere un aiuto costante per l’altro che gli si poneva davanti. Senza forzature, lasciando piena libertà, ma rimanendo come punto di riferimento anche quando era un semplice bambino: esattamente come insegnava Santa Madre Teresa di Calcutta, anche Carlo ripeteva spesso che la missione cristiana non serve per forza inseguirla all’estero e in luoghi ontani, «non c’è bisogno di andare all’estero per magari fare chissà quali missioni, basta scendere sotto casa».



Banalmente nella sua Milano Carlo Acutis già intravedeva a fine dello scorso Millennio i segni di una povertà in aumento, e così prestava soccorso a chi era viveva per strada o si faceva carico dei vari disagi che incontrava nelle persone incontrate: ancora mamma Antonia racconta in radio come quel figlio così “straordinario” ha mostrato in primis ai suoi familiari come «un pochino come la quotidianità può essere rivestita di Cristo, quindi anche occuparsi degli altri, le persone più in difficoltà, le persone che hanno problemi anche di relazionarsi col prossimo». Una straordinarietà che si può spiegare solo come un profondo amore per gli altri, una continua “imitatio” di Gesù per cui fin da piccolo rivolgeva preghiere e pensieri: «quando noi apriamo le porte del nostro cuore a Cristo, perché poi Cristo era il suo ispiratore, una vita ordinaria diventa straordinaria automaticamente».



“MIO FIGLIO È STATO COME UN PADRE PER ME”: LA SECONDA CONVERSIONE PER LA MAMMA DI CARLO ACUTIS

Dopo aver fatto la comunione addirittura a 7 anni in quanto già maturo spiritualmente nel suo percorso di fede, racconta Antonia Salsano, scrisse in un suo diario che fu quella l’occasione in cui si accorse della sua profonda unità con Gesù: non solo nella sua giovanissima vita fin lì ma la esprimeva anche come desiderio per il suo futuro e così decise che quello poteva essere il “programma” di vita adatto per lui. Andò a messa tutti i giorni da quel sacramento, nello stupore ammirato di una famiglia che era sì cattolica d’origine ma che non era particolarmente praticante prima dell’arrivo di Carlo Acutis.

Lo aveva già raccontato in più occasioni nel commentare i vari passi del processo canonico verso la beatificazione, ma per mamma Antonia la presenza di quel suo figlio nella vita è stata un’autentica salvezza: non solo per una “seconda” conversione religiosa vissuta proprio seguendo passo dopo passo la testimonianza di fede che dimostrava quel giovanissimo ragazzino. «Carlo per me è stato un salvatore», in quanto – racconta ancora alla trasmissione di Radio Rai – «ho capito attraverso Carlo che nei sacramenti c’è l’azione della grazia divina veramente, che non sono dei simboli, e soprattutto nell’Eucaristia c’è la presenza vive reale di Cristo». Antonia Salsano si concepiva e ragionava come una protestante ma è tramite il figlio Carlo che ha potuto riscoprire la bellezza e la libertà del cristianesimo: «Per me Carlo è un maestro, io sono la mamma, però quando è morto Carlo per me come se fosse morto un padre, una cosa che non posso neanche spiegare». Davanti ai giovani di oggi e di domani che si affacciano alla fede spesso proprio “incontrando” l’esperienza di Carlo Acutis, la madre del prossimo Santo della Chiesa Cattolica ravvisa tutta la fatica del vivere senza un fine, senza un’origine e senza una compagnia. Vedere infatti la morte come fine di tutto è la vera tragicità del nostro tempo: se però, come Carlo Acutis, «si vede la morte come il passaggio alla vera vita, l’entrata nella vita di divina, che è qualcosa di straordinario, di meraviglioso». Per chi si è visto spegnere in pochi giorni dopo la scoperta di una malattia fulminante sembra un controsenso parlare di “vita bella”, eppure Acutis così la raccontava ad amici e famiglia in lacrime al suo capezzale; «Carlo diceva che è una vita bella, non è una vita che muore a cent’anni, è una vita in cui si riuscirà a mettere Dio al primo posto nella vita».