«C’era in lui una predisposizione naturale al sacro». Così Antonia Salzano parla al Corriere della Sera del figlio Carlo Acutis, 15enne morto di leucemia e considerato “patrono di Internet”. Già venerabile dal 2018, verrà proclamato beato dalla Chiesa il 10 ottobre ad Assisi, ultima tappa prima di diventare santo. Carlo Acutis non scoprì la fede, era parte di lui sin da sempre. Ma aveva anche una grande passione per l’informatica, che usava come strumento per veicolare il Vangelo. Ma il suo sguardo comunque spaziava ben oltre. «Ero certa che fosse santo già in vita. Fece guarire una signora da un tumore, supplicando la Madonna di Pompei». Ma non è neppure il miracolo riconosciuto dalla Chiesa, bensì uno dei tanti non entrati nel processo di canonizzazione. Quello che lo farà proclamare beato accadde in Brasile il 12 ottobre 2013. Un bambino di 6 anni era nato col pancreas biforcuto e non riusciva a digerire alimenti solidi. «Padre Marcelo Tenório invitò i parrocchiani a una novena e appoggiò un pezzo di una maglia di Carlo sul piccolo paziente, che l’indomani cominciò a mangiare – racconta Antonia Salzano nell’intervista -. La Tac dimostrò che il suo pancreas era divenuto identico a quello degli individui sani, senza che i chirurghi lo avessero operato. Una guarigione istantanea, completa, duratura e inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche».



CARLO ACUTIS E LA LEUCEMIA “UNA SVEGLIA DI DIO”

La mamma di Carlo Acutis ricorda anche quando il 23 gennaio dell’anno scorso si eseguì la ricognizione canonica sulle sue spoglie e la sua salma fu trovata intatta. «Io stavo lì, mio marito non volle vedere. Era ancora il nostro ragazzone, alto 1,82, solo la pelle un po’ più scura, con tutti i suoi capelli neri e ricci. E lo stesso peso, quello che si era predetto da solo». La donna fa riferimento a quanto accaduto pochi giorni dopo il funerale del figlio. Racconta infatti di essere stata svegliata all’alba da una voce che le diceva “testamento”. Frugando nel pc del figlio trovò un video breve che si era girato da solo ad Assisi tre mesi prima. «Quando peserò 70 chili, sono destinato a morire». All’inizio sembrò una banale influenza, poi gli fu diagnosticata la leucemia mieloide acuta M3. «Carlo ne fu informato dagli ematologi. Reagì con dolcezza e commentò: “Il Signore mi ha dato una bella sveglia”. Fu trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza. Appena giuntovi, scosse la testa: “Da qui non esco vivo”». C’è poi un paradosso. I genitori di Carlo Acutis avrebbero voluto donare i suoi organi, ma i medici dissero loro che non era possibile in quanto erano compromessi dalla malattia. «Il cuore, perfetto, ora sarà esposto in un ostensorio nella basilica papale di San Francesco ad Assisi».



Antonia Salzano nell’intervista al Corriere della Sera spiega di aver invocato un miracolo per suo figlio. «Ma i piani di Dio erano altri». Però gli predisse che sarebbe stata di nuovo mamma: «E nel 2010, quando già ne avevo 43, diedi alla luce due gemelli, Michele e Francesca». La morte le ha lasciato un grande vuoto, riempito però dai ricordi e dal bene che continua a fare: «I figli non ci appartengono, ci sono affidati. Sento Carlo più presente di quando era in vita. Vedo il bene che fa. Mi basta».

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