CHI ERA CARLO ALBERTO DALLA CHIESA, SERVITORE DELLO STATO
Chi è stato Carlo Alberto dalla Chiesa, il coraggioso generale dei Carabinieri e prefetto di cui il prossimo 3 settembre cade il 41esimo anniversario della morte? Questa sera, in prima serata su Canale 5 (a partire dalle ore 21.20), quasi in concomitanza con questa ricorrenza, verrà riproposta la miniserie tv in due puntate “Il Generale dalla Chiesa” per la regia di Giorgio Capitani e con un cast d’eccezione: nei panni di uno dei più grandi servitori dello Stato dello scorso secolo c’è infatti Giancarlo Giannini, mentre Stefania Sandrelli è Dora Fabbo, sua prima consorte, e Francesca Cavallini interpreta il ruolo di Emanuela Setti Carraro, sua seconda moglie e la donna che morirà con lui (assieme a un agente di scorta, Domenico Russo, deceduto pochi giorni dopo) nel tragico attentato del 3 settembre 1982 nel centro di Palermo, in Via Carini.
In attesa di rivedere questa produzione del 2007 trasmessa in prima tv quello stesso anno proprio dalle reti Mediaset in due serate evento, raccontiamo la storia di Carlo Alberto dalla Chiesa. Classe 1920 e originario di Saluzzo (Cuneo) fu prima soldato del Regio Esercito ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 (con il collasso del regime fascista e la fuga del re) partecipò alla resistenza partigiana nelle fila delle Brigate Popolari, esperienza che si rivelerà fondamentale per la statura morale del personaggio che diverrà. La carriera nel corpo dei Carabinieri comincerà dopo la Seconda Guerra Mondiale, distinguendosi soprattutto nella lotta al crimine organizzato e alla Mafia: celebri le sue indagini in Sicilia su alcuni degli omicidi da parte di Cosa Nostra. A metà degli Anni Settanta tornò nel nord Italia per affrontare il fenomeno delle Brigate Rosse; grazie alla sua perseveranza, alcuni esponenti di spicco tra cui i suoi fondatori finirono in manette.
DALLA CHIESA, LA LOTTA ALLA MAFIA E AL TERRORISMO: POI DA PREFETTO…
Saranno proprio i ripetuti successi di dalla Chiesa fra Torino e Milano (nel frattempo aveva perso la prima moglie, l’amata Dora, stroncata da un infarto nel 1978) gli valsero nel 1981 la nomina a Vicecomandante dell’Arma, carica peraltro rivestita pure da suo padre, e successivamente a prefetto di Palermo da parte del Consiglio dei Ministri, ruolo che lo allontanava da ruoli più operativi rispetto al passato e sul quale lo stesso Generale era titubante. Il suo insediamento, nell’aprile 1982, coincise con l’efferato assassinio del sindacalista Pio La Torre, una delle personalità che più aveva sostenuto la sua nomina per combattere Cosa Nostra in Sicilia: nel luglio dello stesso anno sposerà in seconde nozze Emanuela Setti Carraro, all’epoca 32enne infermiera e anche lei di origini piemontesi.
E qui si entra nell’ultimo, doloroso periodo della vita di dalla Chiesa: insoddisfatto per la mancanza di supporto da parte delle istituzioni statali nel rivestire un ruolo così delicato, e lamentando anche il mancato rispetto di tanti impegni presi da chi lo aveva voluto come prefetto di Palermo (celebre è un’intervista concessa a Giorgio Bocca in cui profeticamente parlava dell’evoluzione della Mafia e di come si sarebbe dovuta combatterla), il Generale si attirò molte antipatie a livello locale. Desta inoltre ancora oggi scalpore il fatto che a fine agosto di quell’anno, una telefonata anonima ne annunciava l’attentato (“L’operazione Carlo Alberto è quasi conclusa”): il successivo 3 settembre, alle ore 21.14 la A112 su cui viaggiava e guidata dalla consorte fu affiancata da una BMW da cui partirono delle raffiche di Kalashnikov che li uccisero; l’agente di scorta Domenico Russo, che li seguiva con un’altra vettura spirerà invece dodici giorni dopo in ospedale. Il giorno dei funerali la figlia Rita rifiutò le corone di fiori inviate dalla Regione Sicilia, chiedendo che sul feretro del papà vi fossero solo il tricolore e i simboli della sua carriera nell’Arma.