Rita racconta la storia di suo padre Carlo Alberto Dalla Chiesa a Domenica In: “Lui è tanto amato al nord perché ha fatto molto per gli italiani”. Mara Venier le chiede della paura: “Ho avuto tanta paura negli anni di piombo quando andava a combattere. Alle undici di sera ci chiamava senza dirci dov’era. Parlavamo in codice, quando mi diceva che facevo patatine fritte veniva da me”. Sicuramente sono stati anni anche difficili, ma la donna non rimpiange niente: “Non gli dicevamo di smettere perché lo stava facendo per il bene del nostro paese”. Sicuramente sono parole che toccano l’anima e che ci portano indietro a un mondo totalmente diverso di quello che viviamo oggi e nel quale c’erano valori e grandissimo coraggio. E questo Carlo Alberto lo incarnava alla lettera. (agg. di Matteo Fantozzi)



“ERA UNICO E INDEFINIBILE”

Sono trascorsi 100 anni dalla nascita di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Generale che ha combattuto contro la mafia, le Brigate Rosse e il banditismo e ucciso proprio per le sue lotte. Era appena diventato Prefetto di Palermo quando il 3 settembre dell’82 è stato ucciso da Cosa Nostra e oggi riceverà importanti omaggi, iniziative che prenderanno vita in diverse città siciliane. Oggi, 27 settembre 2020, la figlia Rita Dalla Chiesa sarà ospite di Domenica In proprio per parlare del Generale scomparso e racconterà aneddoti e fatti del passato, mostrando un lato inedito dell’eroe italiano. “Carlo Alberto Dalla Chiesa è indefinibile”, ha detto a Il Riformista il Generale Mario Mori, il suo più stretto e autore dell’arresto di Totò Riina, “una personalità particolare, unica”. Per via del suo carisma e del suo modo di fare, un misto fra un uomo dell’ottocento e un manager moderno, la sua squadra gli ha sempre attribuito diversi soprannomi. “Scherzando”, rivela, “lo chiamavamo Egli. Prendendolo un po’ in giro, come fosse un Padreterno. Quando eravamo un po’ incazzati lo chiamavamo Khomeini. Sempre con tanto rispetto, sia chiaro”. Nei confronti dei suoi uomini, Dalla Chiesa invece non era mai freddo, ma distaccato. Severo e gentile, con un linguaggio ricercato e non comune.



CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: “LA MAFIA DIVENNE COME IL TERRORISMO”

Sono tanti i meriti da ricondurre all’operato del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, fra cui l’invenzione dei Ros e quella strada che darà modo anni dopo al Pool Antimafia di seguire una certa linea strategica. “Seppe dedicare ai grandi fenomeni di criminalità mafiosa la stessa attenzione che fino ad allora lo Stato aveva rivolto al terrorismo“, dichiara il generale Mario Mori a Il Riformista, “è stata l’intuizione che non si poteva contrastare questi fenomeni così specifici se non si disponeva di una avanguardia di personale particolarmente preparata al contrasto, ovviamente scegliendo gli uomini che per propensione e preparazione potevano essere i più idonei a farlo, questo contrasto”. Un cognome ingombrante quello del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sotto molti punti di vista. Agli occhi di Cosa Nostra, che per ordine di Totò Riina ne organizzò l’omicidio, e anche per quanto riguarda la sicurezza della sua famiglia. “Una volta ho dovuto dire di non avere un padre“, ha confessato Rita Dalla Chiesa al settimanale Nuovo, “in quella circostanza mi sentii morire dentro, perchè mi sembrava di averlo tradito”. Per proteggere la sua incolumità, la famiglia infatti era costretta a presentarsi alle persone con un cognome sempre diverso. Il rapporto fra Rita e il padre però è sempre stato molto speciale. Così come quello che ha legato i due genitori della conduttrice: “Il loro è stato un amore unico che mi ha creato non pochi problemi, se escludo la storia con Frizzi, prima e dopo ho combinato dei gran casini”.

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