Dai valichi alla manovra, Carlo Bonomi a tutto tondo ai microfoni della Stampa. “Quest’anno abbiamo avuto l’interruzione del tunnel del Gottardo, la chiusura stradale del Frejus e quella ferroviaria, mentre la galleria del Bianco si fermerà per tre mesi in ognuno dei prossimi 18 anni”, ha spiegato il presidente di Confindustria:  “Ci aggiungo il versante austriaco, dove il transito è limitato per una decisione unilaterale di Vienna. Siamo messi  veramente male sull’arco alpino, dove transita il grosso delle esportazioni. Un’analisi di criticità delle infrastrutture per l’export non può che generare preoccupazione”. Per Bonomi bisognerebbe spingere sulle infrastrutture e affrontare il tema del Brennero, tenendo alta l’attenzione su questi temi in Europa: “Il governo deve attivare l’azione di urgenza contro l’Austria. E, comunque, la nuova canna del tunnel sotto il Bianco non è più rinviabile”.

Le parole di Carlo Bonomi

Nel corso del dialogo con il quotidiano torinese, Bonomi si è soffermato sul rapporto con l’Europa e sulla necessità di ottenere gli investimenti comuni e non il permesso di deficit e debito. Tra salario minimo e agenzie di rating, il numero uno di Confindustria si è soffermato sul ritorno sistematico alle piazze e ha fatto due riflessioni: “La prima è che mentre i lavoratori scendono in piazza, gli imprenditori devono scendere in fabbrica. La seconda è che il diritto a scioperare esiste e va garantito, però nel rispetto delle regole che tutti ci siamo dati e che abbiamo firmato. C’è una commissione di garanzia della quale bisogna rispettare le decisioni. Molto semplice”. Bonomi ha poi parlato della manovra, definita dal capo degli industriali come ragionevole ma incompleta: “Ad esempio, sono positivi gli interventi sulle famiglie a raddito basso, tenuto conto delle disponibilità. Però sugli investimenti non c’è nulla. Mi dicono che ci arriveranno 5 miliardi quando verranno approvati le modifiche degli obiettivi del Pnrr, 144 su 295 che mancano. Vedremo. Ma a oggi, questi fondi non ci sono. Ci sono solo tagli come l’Ace, che incentivava 4,7 miliardi di patrimonio d’impresa necessario per investire”.