Carlo Calenda, leader di Azione, è intervenuto sulle colonne del quotidiano “La Stampa” per parlare delle elezioni amministrative di Roma e del ballottaggio che vedrà uno di fronte all’altro i candidati sindaco Enrico Michetti e Roberto Gualtieri. In prima battuta, il politico ha espresso il proprio disappunto per non avere raggiunto il secondo turno: “Io volevo fare il sindaco, abbiamo lavorato per quello. Quindi, nonostante il risultato positivo della mia lista, prima a Roma, il rammarico rimane”.



Successivamente, Calenda è entrato nel merito della questione, premettendo: “Dopo che mi sono sentito dare del leghista da persone che sedevano con me in Consiglio dei Ministri e che sanno bene chi sono e qual è la mia storia, non mi stupisco più di niente. Ma l’atteggiamento di Gualtieri e del Pd è insopportabile, un modo di interloquire davvero immaturo: prima mi offendi e poi, senza nemmeno parlarmi, dici che ti aspetti il mio sostegno al ballottaggio”. Tuttavia, l’intervistato ha ricordato come in politica non ci possa essere spazio a sufficienza per i rancori personali e ha velatamente sciolto le riserve sul suo appoggio in ottica ballottaggio.



CARLO CALENDA: “SE GUALTIERI INCLUDE IL M5S IN GIUNTA, IL MIO VOTO NON SARÀ DICHIARATO”

A Gualtieri, Carlo Calenda ha richiesto una garanzia precisa: quale? “Che nella sua eventuale Giunta non ci siano esponenti 5 Stelle: il Movimento è stato nettamente bocciato dai romani e non può tornare a governare la città. Punto. Qualora questa condizione non venga rispettata, non dichiarerò il mio voto, perché lo considererei un voto buttato, al pari di quello per Michetti, che non ha uno straccio di programma e dal quale sono molto distante”.

Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “La Stampa”, Calenda ha suggerito al segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, di non continuare ad andare “dietro a un Movimento morto e di guardare a un’alternativa”, che sarebbe rappresentata da Azione e da altri interlocutori, ovvero “il Pd se molla  Conte, Mara Carfagna e altri in Forza Italia, che fanno parte della famiglia popolare europea e non vogliono morire sovranisti, sotto il binomio Salvini-Meloni. Matteo Renzi? Con lui il problema è che l’attività di leader politico non è conciliabile con quella di businessman, ma anche in Italia Viva ci sono persone di qualità, a cominciare dalla ministra Bonetti”.