“Il dato è che in Italia l’automotive si è letteralmente consumato non per la transizione all’elettrico, ma perchè il gruppo Fiat ha scientificamente deciso di uscire dal settore nell’indifferenza generalizzat. E per riuscirci senza avere contro il sindacato si è comprato Repubblica”: categorico Carlo Calenda ai microfoni di Libero. Il leader di Azione non usa parole al miele per Maurizio Landini: “La cosa che colpisce è l’assenza totale della Cgil da questa battaglia”. Ma non è tutto.



Calenda ha affermato che l’ambizione del segretario della Cgil è fare politica e per raggiungere il suo scopo necessita del supporto del principale giornale di sinistra: “Che, guarda caso, è stato acquisito da chi sta desertificando il settore dell’auto in Italia. In un certo senso è un’operazione geniale, perchè spendendo praticamente nulla – e prima o poi se la rivenderanno Repubblica – gli Agnelli si sono garantiti il fatto che nessuno a sinistra dca niente su quanto sta succedendo all’automotive”.



Il j’accuse di Calenda

Negli ultimi giorni si è parlato molto della possibile candidatura di Landini alle elezioni europee e Calenda ha rimarcato che tutti i segretari della Cgil sono finiti in Parlamento o a ricoprire un ruolo politico: “E questo è un problema perchè così l’azione e la strategia del sindacato non potranno mai essere indipendenti e focalizzate soltanto sugli interessi dei lavoratori”. Calenda si è poi soffermato sul caso Marelli, che la scorsa settimana ha annunciato la chiusura dello stabilimento a Crevalcore, per l’ex ministro si tratta della cronaca di una morte annunciata: “Il governo deve convocare John Elkann. All’epoca della cessione di Magneti Marelli, John Elkann disse di aver fatto inserire nel contratto di cessione delle garanzie occupazionali. Io voglio sapere: dove sono queste garanzie? C’erano davvero? O erano una menzogna”.

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